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pesticidi biologici... i soliti errori nella gestione sul campo.

In un precedente post si parlava del cattivo uso degli antibiotici e delle conseguenze a questo comportamento correlate. Vi è un altro settore in cui l'uso massiccio di agenti biologici, seppure in modo regolamentato, sta inducendo un olocausto ecologico: l'agricoltura.
Come al solito è il cattivo uso dei pesticidi (anche se biologici), e non il loro utilizzo, a creare problemi. Questo almeno è quanto risulta da uno studio condotto dal team del prof. Michael Gray dell'University of Illinois (USA). In questo articolo si evidenzia come, nel Midwest ma non solo, sia diffusa la pratica di massimizzare la resa del raccolto mediante un sovradosaggio dei diserbanti e/o di agenti contro gli insetti (come ad esempio la Bt tossina), senza passare attraverso la pratica dello scouting field cioè del campo test in cui verificare se questo trattamento porti o meno a miglioramenti sostanziali. Stesso discorso se invece di usare la tossina si opta per l'uso di piante modificate (che producono la tossina anti-insetto).
In qualunque modo la si guardi questo viola un principio fondamentale nella gestione integrata dei pesticidi (o delle piante transgeniche) che prevede la valutazione sul campo della misura minima di efficacia.
Il risultato di questi trattamenti è spesso la creazione di campi di grano e di soia in cui si crea un deserto di diversità biologica fra le specie di insetti presenti: in altre parole vengono cancellati in toto e quelli che sopravvivono sono ovviamente resistenti e senza concorrenti.
Alla domanda fatta direttamente agli agricoltori sul perchè non venisse considerata la pratica della rotazione dei campi fra grano e soia in modo che il trattamento fosse mirato a colpire solo la specie dannosa per quel raccolto la risposta è che si preferiva usare la insurance pest management cioè un trattamento con tutte le armi a disposizione, mirante a coprirsi da ogni rischio, ogni anno.
Questo uso massiccio di tutte le munizioni disponibili non è tuttavia una tattica di lungo periodo. Le larve della Diabrotica virgifera virgifera (Rootworm in americano) uno dei peggiori flagelli del mais, agiscono principalmente a livello delle radici della pianta e la localizzazione della Bt-tossina nelle radici è fortemente limitata.
Questo vuol dire che le larve della Rootworm ricevono una dose di tossina decisamente inferiore a quella necessaria per indurre l'effetto, che invece è ricevuta sulla foglie dove pure le larve si nutrono. Se a questo trattamento che di fatto favorisce una rapida selezione dei ceppi resistenti si aggiunge il fatto la maggior parte degli agricoltori ignora la pratica dei buffer field (cioè campi in cui vengono seminate piante non modicate o semplicemente non trattate, in modo da attirare li gli insetti non resistenti e diluire quindi il fenomeno della resistenza) si capisce come anche le migliori armi a disposizione della agricoltura per massimizzare in modo corretto il raccolto siano di fatto rese vane da una gestione non scientifica del procedimento.

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