Rilancio due articoli pubblicati il primo sul Domenicale de IlSole24Ore del 12 gennaio (scritto da Alberto Mantovani, presidente della "Fondazione Humanitas Per La Ricerca") e il secondo da Giuseppe Remuzzi (Istituto Mario Negri)
Primo articolo: "Stamina non si ripeta"
Il titolo è emblematico così come il sottotitolo "ciarlatani contagiosi". Nell'articolo si fa un punto fondamentale, poco sottolineato altrove ma che è fondamentale: la copertura mediatica e gli avalli politici di cui ha goduto Stamina ora e Di Bella prima, hanno trasformato dei semplici venditori di fumo, così come ci sono sempre stati (e sempre ci saranno) in Italia e nel mondo, in un caso tutto italiano dove si pretende di dare una copertura scientifica (cioé attivare uno studio clinico mediante sperimentazione) a qualcosa che scientifico non è.
Il titolo è emblematico così come il sottotitolo "ciarlatani contagiosi". Nell'articolo si fa un punto fondamentale, poco sottolineato altrove ma che è fondamentale: la copertura mediatica e gli avalli politici di cui ha goduto Stamina ora e Di Bella prima, hanno trasformato dei semplici venditori di fumo, così come ci sono sempre stati (e sempre ci saranno) in Italia e nel mondo, in un caso tutto italiano dove si pretende di dare una copertura scientifica (cioé attivare uno studio clinico mediante sperimentazione) a qualcosa che scientifico non è.
(© Alberto Mantovani / Il sole 24 ore)La vicenda Stamina continua ad essere oggetto di cronaca e dibattito (...). Si tratta di una vicenda come altre, che periodicamente si verificano anche al di fuori del nostro Paese (...).
Ricordo a puro titolo di esempio il cosiddetto "siero Bonifacio", cura del cancro e di tutti i tipi di tumore, proposto da un veterinario di Agropoli, divenuto popolare negli anni '70 e '80. (...) Mai, tuttavia, si era pensato che terapie come questa potessero essere oggetto di interventi giudiziari che ne imponessero l'uso, di decisioni parlamentari che assegnassero fondi alla sperimentazione, di attività di ricerca preclinica e clinica. Con il caso Di Bella e con il caso Stamina, fra loro piuttosto simili per alcune caratteristiche, abbiamo invece assistito ad un cambiamento radicale, con un conseguente grave danno non solo per i pazienti, ma anche per l'immagine internazionale del nostro Paese.
(...)
Quanto è accaduto è in parte figlio dello scarso investimento in cultura scientifica del nostro Paese: se io, che ho dedicato la mia vita alla ricerca e alla scienza, dichiarassi ai media di essere un calciatore migliore di Pirlo o Messi, non avrei nessun credito. Mutatis mutandis, una dichiarazione simile, senza fondamento di verità, è stata effettuata nei casi Stamina e Di Bella, ma è stata presa per vera.
Ma in questa vicenda ci sono anche pesanti responsabilità scientifiche, giudiziarie, e perfino politiche. Non dimentichiamo, infatti, che la prima base morale della sperimentazione clinica di un nuovo metodo diagnostico e terapeutico nell'uomo è che vi sia una base scientifica solida e trasparente, (...). Nulla di tutto questo si è verificato nel caso Stamina e Di Bella, e mi chiedo come un Comitato Etico abbia potuto o possa avallare sperimentazioni di questo tipo.
Non solo: nessun Tribunale ha mai stabilito il diritto di un paziente di essere trattato con il siero Bonifacio o altra terapia dello stesso tipo. Oggi è invece accaduto, (...)
Perfino la comunità dei medici e ricercatori - di cui io stesso faccio parte - non è priva di responsabilità. Si è accettato, ad esempio, di portare in clinica il cosiddetto "metodo Di Bella", pur palesemente contraddicendo il principio etico fondamentale della sperimentazione clinica, (...).
In conclusione, per affrontare il periodico ricorrere di cure miracolose o presunte tali, credo sia fondamentale che mondo medico-scientifico, politico e giudiziario ritrovino una condivisione dei principi fondamentali su cui deve basarsi una sperimentazione clinica per essere autorizzata, per il bene dei pazienti che è la sola bussola che deve orientare tutti noi. (...) nell'interesse e a salvaguardia dei pazienti, cui non possiamo offrire facili illusioni.
(articolo completo sul sito del Sole, qui)
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Il secondo articolo ("Tutte le leggi violate sul caso Vannoni") indica chiaramente tutto quello che non ha funzionato nella catena di controllo e che ha reso possibile il verificarsi di un fatto incredibile: l'attuazione di una pseudo-terapia (priva di qualunque autorizzazione o base documentata) in ospedali pubblici grazie ad un corto circuito tra medici spregiudicati (cha hanno violato il codice deontologico) e magistrati fuori fuoco (per usare un eufemismo). Conseguenza? Si è fatto credere che si trattasse di "cura compassionevole" (prevista dalla attuali normative) mentre in realtà non poteva in alcun modo essere considerata tale.
Questo un estratto (per l'articolo completo, che vi consiglio, vedi pagina del CdS)
Articolo su argomenti simili in questo blog, qui per l'affaire Stamina e qui per le medicine alternative
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Il secondo articolo ("Tutte le leggi violate sul caso Vannoni") indica chiaramente tutto quello che non ha funzionato nella catena di controllo e che ha reso possibile il verificarsi di un fatto incredibile: l'attuazione di una pseudo-terapia (priva di qualunque autorizzazione o base documentata) in ospedali pubblici grazie ad un corto circuito tra medici spregiudicati (cha hanno violato il codice deontologico) e magistrati fuori fuoco (per usare un eufemismo). Conseguenza? Si è fatto credere che si trattasse di "cura compassionevole" (prevista dalla attuali normative) mentre in realtà non poteva in alcun modo essere considerata tale.
Questo un estratto (per l'articolo completo, che vi consiglio, vedi pagina del CdS)
(© Giuseppe Remuzzi / Corriere della Sera)
(...) E allora il problema non è Vannoni, non è lui ad aver messo a rischio il nostro Servizio sanitario. Sono tutti quelli che hanno avuto a che fare con Stamina e che hanno violato le leggi del nostro Paese.
Ma andiamo con ordine: Vannoni (non è medico nemmeno lui) un bel giorno dice di saper curare tante malattie con preparazioni che conterrebbero staminali mesenchimali capaci di trasformarsi in neuroni, di più non si sa, è un segreto. Per prescrivere e somministrare quella cura però servono dei medici (...) L’Ordine dei medici a questo punto avrebbe il dovere di intervenire. L’avessero fatto la questione Stamina sarebbe finita. (...) Quell’ospedale però non ha una struttura autorizzata a coltivare le cellule per scopi terapeutici.
E allora? Lo fanno lo stesso violando la legge. A chi glielo fa notare rispondono di essere autorizzati dell’Aifa ma non è vero. Nel maggio 2012 l’Aifa emette un’ordinanza di blocco. Nonostante questo i medici di Brescia vanno avanti come se nulla fosse. Forti anche dell’avallo del Comitato etico che - in contrasto con tutte le leggi in vigore oggi in Italia sulla sperimentazione clinica e perfino con quelle che regolano la stesura del consenso informato - approva. Come se non bastasse, i medici che infondono questi preparati dicono di non sapere cosa infondono (e così violano sia le leggi dello Stato che quelle dell’etica). «E allora perché lo fate?», chiedo un giorno a uno di loro. «Ce lo impongono i giudici». «I giudici? Non spetta a loro stabilire cosa si può fare e cosa no per curare le malattie». «Noi non prescriviamo nulla - dicono i giudici - disponiamo che si dia seguito alla prescrizione di un medico». Benissimo. Ma quello che quel medico prescrive dovrebbe essere «prescrivibile», o no? (...)
Loro si trincerano dietro la legge Turco, quella delle «cure compassionevoli».
Ma quella legge con Stamina non c’entra. Di fronte a una malattia grave e solo in casi eccezionali, la legge autorizza l’impiego di farmaci o procedure non ancora registrate purché: 1) siano disponibili dati su riviste internazionali che ne attestino la sicurezza; 2) le preparazioni rispettino i requisiti di qualità delle autorità competenti; 3) siano conclusi studi di fase due e avviati quelli di fase tre. Stamina non soddisfa nessuno di questi requisiti (...)
Così si arriva alla Commissione del ministero che, a regola, non servirebbe: in Italia nessuno può fare terapia cellulare senza l’autorizzazione dell’Istituto superiore e dell’Aifa.(...) La Commissione dichiara Stamina inutile e pericolosa.
(...)
Nel frattempo Vannoni ricorre al Tar che invalida le conclusioni della Commissione «in quanto provviste di sufficiente fumus non essendo garantita l’imparzialità di giudizio di quegli scienziati che si sono già espressi contro Stamina». Questa sentenza non viola alcuna legge ma è contro il senso comune (è come se il Tar dovendo dirimere una controversia fra chi sostiene che 5+3 fa 8 e chi sostiene invece che fa 2 voglia escludere dal giudizio quei matematici che si siano già espressi anche solo una volta a favore del fatto che 5+3 faccia 8). Così ci sarà un’altra Commissione. (...) .
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