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Un probiotico da inalare?

Gli organismi sani condividono il "territorio" (o meglio l'interfaccia con l'esterno) con una microflora tollerata dal sistema immunitario dell'ospite; un rapporto vantaggioso per entrambi (commensalismo) che da una parte fornisce un ambiente protetto e ricco di nutrienti e dall'altra viene ricambiato fornendo una barriera competitiva contro l'invasione di microbi patogeni, il processamento del cibo e la produzione di molecole per noi vitali (dalle vitamine alla serotonina).
Image credit: Mayoclinic
La microflora commensale (o microbiota nativa) è un insieme eterogeneo di batteri e protozoi che risiede a ridosso dei tessuti epiteliali esposti all'esterno (anche se in cavità interne), a ridosso del "confine" pattugliato dalle difese immunitarie. Di particolare importanza tra le aree "colonizzate" è la mucosa, priva della barriera cheratinica e protetta dal muco secreto da particolari ghiandole.

Il microbiota è presente dalla nascita, fornito dalla madre durante il passaggio attraverso il canale vaginale (ragion per cui i nati da parto cesareo in passato erano più a rischio di infezioni e di asma). Data la natura (almeno in parte) batterica, il microbiota può essere pesantemente colpito dagli antibiotici e questo spiega l'importanza dei probiotici dopo questi trattamenti al fine di ripristinare gli equilibri locali, prevenendo nel contempo la colonizzazione da parte di batteri meno amichevoli delle aree lasciate vuote.

Se l'importanza del microbiota è ben nota a livello gastrointestinale, "l'ecologia" delle aree respiratorie profonde (polmoni) è meno caratterizzata.

Per riempire il gap conoscitivo, i ricercatori dell'università di Ginevra hanno iniziato a studiare il ruolo del microbiota polmonare nei topi e i suo ruolo protettivo contro infezioni da pneumococcus (batteri del genere Streptococco), patogeni responsabili negli umani dei decessi legati a infezioni opportunistiche successive a "banali" influenze stagionali (virali).

In un loro primo articolo risalente al 2019 i ricercatori avevano rilevato la presenza, significativa, di batteri del tipo Lactobacillus sulla superficie polmonare di topi sani.
Il lactobacillo è noto per la sua azione antimicrobica e come modulatore del sistema immunitario, tanto da essere il principale ingrediente nei fermenti lattici.
Nel loro ultimo studio pubblicato ad inizio anno, hanno fatto un passo avanti arrivando alla completa caratterizzazione di questi batteri commensali (battezzati Lactobacillus murinus) investigandone nel contempo il loro ruolo protettivo.
Tra i test condotti cito studi su colture cellulari originate da epitelio polmonare murino in cui la presenza del lactobacillo inibiva la crescita sia di pneumococchi che di batteri come lo Staphylococcus aureus (associato a infezioni polmonari, cute, osse ed articolari), attraverso il rilascio di acido lattico.

Si tratta ovviamente di dati preliminari ma nulla esclude, se validati in modelli più completi, che in un prossimo futuro si potrà pensare a probiotici polmonari per contrastare l'insorgere di polmoniti nei soggetti a rischio, riducendo nel contempo l'uso di antibiotici che come sappiamo hanno sia l'effetto collaterale di uccidere i batteri senza "distinzioni" che di essere inefficaci in un mondo in cui la diffusione dei superbatteri è sempre più rilevante.


Fonti
- Respiratory tissue-associated commensal bacteria offer therapeutic potential against pneumococcal colonization 
Soner Yildiz et al, (2020) eLife

- Commensal Bacteria: An Emerging Player in Defense Against Respiratory Pathogens
Rabia Khan et al, (2019) Frontiers in Immunology

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