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Ultima Thule. L'asteroide più lontano mai "visitato"

Sono passati 4 anni dall'ultimo articolo sulla sonda New Horizons, scritto in occasione dello storico fly-by  con Plutone. Da allora la sonda ha proseguito lungo la rotta di fuga dal sistema solare, con la speranza di ottenere informazioni sui planetoidi e magari perfino sull'ipotetico nono pianeta.
New Horizons è la terza sonda che abbandonerà il sistema solare, sulla scia (in senso metaforico) delle due sonde Voyager, oramai ben oltre le "colonne d'Ercole" della eliosfera.



Qualche mese fa, nello specifico il 1 gennaio 2019, la missione New Horizons è tornata alla ribalta a causa dell'incontro "ravvicinato" (a 3500 km) con l'asteroide 2014 MU69, il mondo più lontano mai "visitato" da uno strumento umano.
Nota. Il nome ufficiosamente attribuito all'asteroide sarebbe Ultima Thule, ma come vedremo rimarrà solo come soprannome, senza ufficialità, per una serie di motivi legati alla onnipresente attitudine del politicamente corretto che ammorba da qualche anno i paesi anglosassoni, a cui si aggiunge una totale mancanza di ironia. Andiamo per gradi. Il nome si ispira chiaramente alle Georgiche di Virgilio (Georgiche, 1. 30)  che indicavano in Ultima Thule il luogo più lontano tra quelli noti (Thule, una isola leggendaria ai confini del mondo, venne usato per la prima volta dal navigatore Pitea e da allora fu sinonimo di posto remoto). Nonostante l'origine classica del nome (e l'utilizzo successivo anche da parte di Goethe), il veto è venuto per l'esistenza della Thule Gesellschaft, fondata nel 1918, un gruppo occulto tedesco che immaginava Thule come la terra d'origine degli ariani. Poco conta quindi la vera origine e significato del nome se a qualche liberal della NASA viene il sospetto che qualcuno potrebbe fraintenderne il senso e pensare che l'asteroide sia dimora di giganti biondi e con gli occhi azzurri … . Per esercitare il diritto di censura dovrebbe essere obbligatorio il test si sobrietà oltre ad una pregressa valutazione del QI.

Le foto inviate da New Horizons mostrano un asteroide dalla stuttura bilobata simmetrica, probabile risultato di un "incontro" tra due mega-rocce rimaste poi incastrate, forse per l'eternità.
Ultima Thule - 2014 MU69 (Credit: NASA).
Se preferite la versione GIF --> JHUAPL
2014 MU69 appare quindi come una tipica "binaria da contatto" (contact binary) e non come il prodotto di una violenta collisione tra due asteroidi provenienti da direzioni diverse (altrimenti si sarebbero frammentati invece di rimanere incastrati).
Una categoria quella delle contact binary a cui probabilmente appartiene anche la celeberrima 67P / Churyumov-Gerasimenko, la cui forma ricorda una paperetta di gomma, che abbiamo incontrato parlando della missione Rosetta.
2014 MU69 con le sue dimensioni di 31 x 19 chilometri non ha dimensioni irrilevanti se si pensa che l'asteroide il cui impatto originò il cratere Chicxulub (e a cascata l'estinzione di massa di fine Cretaceo) aveva una dimensione, stimata, simile o inferiore.
Altre informazioni ricavabili dalle immagini, è la presenza di un "collare", nel punto di contatto, di colore più chiaro e riflettente che potrebbe indicare una diversa granulometria, la cui origine non sarebbe direttamente però associata alle conseguenze dell'energia liberata dall'impatto. Il colore rosso scuro delle zone circostanti è probabilmente il risultato dell'azione della luce solare che ha irraggiato la superficie ghiacciata per miliardi di anni. L'ipotesi è che il colore più chiaro del collare sia solo l'effetto del minor tempo (solo milioni di anni?) di esposizione verso l'esterno.
Credit: NASA/JHUAPL/Southwest Research Institute
Non sono evidenti crateri da impatto ma su questo i tecnici aspettano di avere immagini ad alta risoluzione (ci vuole un po' per coprire i 6,5 miliardi di chilometri che ci separano dalla sonda e bisogna considerare che la fotocamera montata sulla sonda è "primitiva" rispetto ai canoni odierni).
Il vero punto di interesse di questo asteroide è però la sua origine. Gli oggetti presenti nella fascia di Kuiper sono distinti in "caldi" e "freddi", un attributo non legato alla temperatura ma alla loro orbita sotto l'influsso della gravità di pianeti come Nettuno: orbita perturbata (visibile dalla sua eccentricità) nel primo caso e "indisturbata" nel secondo caso.
2014 MU69 viene dalla zona fredda della fascia di Kuiper, lLa zona rimasta "indisturbata" e congelata da 4,5 miliardi di anni, quando si formò il sistema solare.
"Congelata" in senso letterale se si considera che l'energia radiante che arriva dal Sole è  qui trascurabile, per cui la temperatura locale non si discosta troppo dai 3 kelvin attesi nello spazio "profondo", lontano cioè da stelle o nubi di gas.
Veri e propri fossili rocciosi di un tempo a cui altrimenti non avremmo accesso.
Probabile che i due lobi siano il risultato dell'unione di innumerevoli particelle rotanti, associatesi a generare 2 corpi asteroidali che alla fine si sono "incontrati". Un processo non così diverso da quello che, in zone a maggiore densità di materia nel proto-sistema solare avrebbe potuto continuare per formare un pianeta.

E' di poche settimane fa uno studio pubblicato sulla rivista Science in cui si descrive la superficie asteroidale con la presenza di punti luminosi e macchie, colline e depressioni, crateri e pozzi. La depressione più grande è una formazione larga 8 km chiamata “cratere Maryland”, verosimilmente conseguenza di un impatto. Altre depressioni dimensionalmente minori sono invece, forse, da attribuire al crollo della superficie su spazi vuoti sotterranei, o in alternativa alla sublimazione di ghiacciai (di idrocarburi?).
La prevalenza del colore rosso sulla superficie non è dissimile da quella di altri corpi della Fascia di Kuiper.

Se volete vedere dove si trova New Horizons in tempo reale --> JHUAPL 


Fonte
- Initial results from the New Horizons exploration of 2014 MU69, a small Kuiper Belt object
S. A. Stern et al, Science  17 May 2019, 364(6441)

- New Horizons team unravels the many mysteries of Ultima Thule
phys.org

- New Horizons NASA's Mission to Pluto and the Kuiper Belt
jhuapl.edu



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