Amo la melagrana per quel suo sapore asprognolo e per il piacere di sgranocchiarne i semi.
Non mi dispiace ovviamente l'idea che essendo ricco di antiossidanti e a basso indice glicemico (pur essendo un frutto) sia anche un prodotto salutare sul cui consumo non ci sono particolari limitazioni.
Ma si tratta di benefici reali o di una delle tante leggende alimentari che condizionano i consumi alimentari in un epoca come la nostra dove le informazioni sono troppo spesso fake news?
Premesso che non ho interessi reconditi (non ho, purtroppo, alcuna tenuta agricola con piante di agrumi) è un dato scientificamente acclarato che la melagrana concentri in sé proprietà interessanti come quella antinfiammatoria, ipoglicemizzante e perfino ipocolesterolemizzante.
Notare che ho scritto melagrana e non melograno. Il primo è il frutto mentre il secondo è la pianta. |
Finora le prove scientifiche a riguardo erano molto deboli e ogni pretesa in tal senso è stata più il frutto di un marketing estremamente abile innestato nella recente moda salutista che il risultato di studi comparativi.
Un team di scienziati della EPFL (École Polytechnique Fédérale de Lausanne) ha indagato a fondo il reale effetto di questo frutto paffuto e rossastro scoprendo che l'effetto benefico della melagrana è dipendente da un nostro alleato troppo spesso trascurato, cioè il microbiota ('insieme di microorganismi simbionti che convivono con l'organismo umano senza danneggiarlo).
Urolithin A (credit: NotWith) |
I risultati dello studio, pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature Medicine, mostrano che oltre alle proprietà suddette ve ne è in effetti una protettiva contro l'invecchiamento delle cellule muscolari, che è il risultato della conversione metabolica di una molecola presente nel frutto operata dai microbi intestinali. La molecola "finale" è la urolithin A.
I test condotti su animali diversi come nematodi e roditori hanno mostrato effetti protettivi a dir poco sorprendenti.
I test condotti su animali diversi come nematodi e roditori hanno mostrato effetti protettivi a dir poco sorprendenti.
Con l'avanzare dell'età una delle disfunzioni più comuni a cui vanno incontro le nostre cellule è quella che coinvolge i mitocondri, organelli che possiamo a ragione definire le "centrali elettriche" della cellula. Come tutti i "motori" anche i mitocondri producono prodotti di scarto tossici derivati dalla respirazione cellulare (i famigerati radicali liberi) che la cellula neutralizza mediante appositi enzimi. Con l'invecchiamento cellulare la summa dell'accumulo di prodotti di scarto non trattati e la diminuita efficienza dello smaltimento causano un aumento dei danni con effetti negativi sulla funzionalità cellulare. Quando il numero di cellule danneggiate supera le capacità di sostituzione gestita dalle cellule staminali tissutali (a loro volta meno attive con il passare degli anni), allora tutto il tessuto perderà di "freschezza funzionale" e a cascata cominceranno a diventare evidenti nell'organismo i "segni dell'età".
Alcune cellule come quelle muscolari sono particolarmente ricche di mitocondri in quanto sono cellule ad alto fabbisogno energetico. Si tratta quindi di cellule in cui i danni ossidativi associati a disfunzioni mitocondriali da invecchiamento diventano facilmente evidenti. Ci sono evidenze che legano l'accumulo di mitocondri disfunzionali a malattie più comuni con l'avanzare dell'età come il morbo di Parkinson.
Ed è qui che entra in gioco la urolithin A, rivelatasi capace di ripristinare in modo unico, potente e riproducibile, il processo cellulare noto come mitofogia, vale a dire il riciclo cellulare dei mitocondri difettosi,
I primi test furono fatti sull'animale per eccellenza nello studio dell'invecchiamento, il nematode Caenorhabditis elegans, ideale in quanto già "anziani" dopo 8 giorni di vita. I vermi esposti alla urolithin risultavano più attivi da anziani del 45% rispetto al controllo non trattato. I risultati dovevamo ovviamente essere confermati su animali più simili a noi ma con vita media sufficientemente corta da permettere studi statisticamente consistenti (tradotto vuol dire su numeri alti e in tempi ragionevoli); la scelta ovvia ricadde sui topi. I topi trattati, oltre a mostrare da anziani (circa 2 anni di età) miglioramenti nella funzionalità cellulare con un aumento del riciclo mitocondriale, mostravano una resistenza maggiore del 42 % ad attività fisiche, come la corsa sulla ruota.
Prima che a qualcuno salti in mente di mangiare solo melagrane, bisogna sottolineare che la "molecola miracolosa" non è presente nel frutto ma solo il suo precursore (ellagitannino, della famiglia dei polifenoli) che viene poi trasformato in urolithin A dai microbi che popolano l'intestino. I precursori della urolithin A si trovano oltre che nella melagrana, nelle noci e in alcune bacche, sebbene in quantità inferiore.
Quindi la quantità di "molecola utile" prodotta nell'intestino dipende da molteplici variabili che vanno dalla quantità di precursore nel frutto al tipo di microbiota da noi ospitato.
Nessun timore però, i ricercatori stanno lavorando ad una soluzione. Hanno dato vita a tal proposito ad una start-up, la Amazentis, in cui concentrare gli sforzi per sviluppare un metodo per produrre dosi preconfezionate di urolithin A superando così i limiti intrinseci alla variabilità interindividuale del microbiota.
Gli studi clinici per verificare sicurezza ed efficacia negli esseri umani di questo trattamento sono iniziati da alcuni mesi in alcuni ospedali europei.
I primi test furono fatti sull'animale per eccellenza nello studio dell'invecchiamento, il nematode Caenorhabditis elegans, ideale in quanto già "anziani" dopo 8 giorni di vita. I vermi esposti alla urolithin risultavano più attivi da anziani del 45% rispetto al controllo non trattato. I risultati dovevamo ovviamente essere confermati su animali più simili a noi ma con vita media sufficientemente corta da permettere studi statisticamente consistenti (tradotto vuol dire su numeri alti e in tempi ragionevoli); la scelta ovvia ricadde sui topi. I topi trattati, oltre a mostrare da anziani (circa 2 anni di età) miglioramenti nella funzionalità cellulare con un aumento del riciclo mitocondriale, mostravano una resistenza maggiore del 42 % ad attività fisiche, come la corsa sulla ruota.
Prima che a qualcuno salti in mente di mangiare solo melagrane, bisogna sottolineare che la "molecola miracolosa" non è presente nel frutto ma solo il suo precursore (ellagitannino, della famiglia dei polifenoli) che viene poi trasformato in urolithin A dai microbi che popolano l'intestino. I precursori della urolithin A si trovano oltre che nella melagrana, nelle noci e in alcune bacche, sebbene in quantità inferiore.
Quindi la quantità di "molecola utile" prodotta nell'intestino dipende da molteplici variabili che vanno dalla quantità di precursore nel frutto al tipo di microbiota da noi ospitato.
Nota. La tipologia e abbondanza relativa dei microbi presenti nella flora intestinale varia da individuo ad individuo ed è dipendente da fattori come alimentazione, genetica, stato di salute, farmaci assunti, età, sesso, .... .Ne risulta che per le persone prive o carenti delle specie microbiche utili, assumere anche succo di melagrana concentrata non produrrà alcun effetto se non quello antiossidante o quello, pure importante, di puro piacere gustativo.
Nessun timore però, i ricercatori stanno lavorando ad una soluzione. Hanno dato vita a tal proposito ad una start-up, la Amazentis, in cui concentrare gli sforzi per sviluppare un metodo per produrre dosi preconfezionate di urolithin A superando così i limiti intrinseci alla variabilità interindividuale del microbiota.
Gli studi clinici per verificare sicurezza ed efficacia negli esseri umani di questo trattamento sono iniziati da alcuni mesi in alcuni ospedali europei.
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Fonte
-Urolithin A induces mitophagy and prolongs lifespan in C. elegans and increases muscle function in rodents
D. Ryu et al, Nature Medicine, 22 (2016) pp. 879–888
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