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Il cervello cancella la percezione del proprio battito non per "abitudine" ma per il nostro bene

Vi è mai capitato di sentire il cuore battere così forte da pensare che la persona vicino a voi potesse sentirlo?
E come mai, nonostante il battito sia facilmente udibile avvicinando l'orecchio al torace, tale suono non giunge di solito all'orecchio del portatore nonostante i tessuti e le cavità interne siano degli ottimi trasmettitori?

I ricercatori svizzeri dell'EPFL hanno cercato di dare una risposta dettagliata in un articolo pubblicato su The Journal of Neuroscience in cui si osserva che il cervello opera una noise reduction ("cancellazione del rumore" come fanno alcuni auricolari attivi) eliminando così la percezione del suono. Secondo gli autori non si tratta semplicemente di una "abitudine al suono" ma di un meccanismo evolutosi già nelle prime fasi dell'evoluzione dei cordati per impedire l'interferenza tra le "sensazioni interne" e la percezione del mondo esterno.
Nulla di strano in tale capacità di filtraggio dal momento che il cuore comincia a battere quando ancora il cervello è solo un abbozzo di cellule ed è quindi da subito esposto al suo "rumore".
Cosa ancora più interessante, le anomalie nel sistema di cancellazione potrebbero facilitare l'insorgenza di disturbi come l'ansia e diminuire la qualità visiva, specie quando lo stimolo visivo si sovrappone temporalmente al battito cardiaco.
La ragione di questa commistione sensoriale è che il nostro apparato visivo (occhi e cervello) funziona in modo concettualmente diverso da quello di una videocamera il cui scopo è catturare ogni immagine (e i dettagli in essa contenute). Nella vista è il cervello a decidere quale delle informazioni catturate passivamente (e non elaborate) a livello retinico siano meritevoli di passare al livello superiore, quello della consapevolezza. Quindi una sovrapposizione sensoriale può pregiudicare la qualità percettiva.

I test condotti su più 150 volontari hanno mostrato che la loro capacità di percepire una forma ottagonale lampeggiante su uno schermo variava a seconda che il "flash visivo" fosse in sincrono o meno con il battito cardiaco; in altre parole se l'apparire dell'immagine era in sincrono con il battito, i soggetti avevano più difficoltà a percepire cosa avevano visto.
Un momento del test (credit: EPFL)
Per analizzare il fenomeno il test fu ripetuto durante la scansione dell'attività cerebrale mediata risonanza magnetica (MRI), dimostrando il coinvolgimento della corteccia insulare. Quando gli stimoli visivi non erano in sincronia con il battito cardiaco del soggetto, la corteccia insulare funzionava normalmente e il soggetto percepiva facilmente l'ottagono lampeggiante. Tuttavia non appena si cambiava fase sovrapponendo i due "stimoli", l'attività dell'insula diminuiva drasticamente ad  indicare che il soggetto era meno (o per nulla)) consapevole dell'input visivo.

Tornando alla correlazione tra diminuito filtraggio e ansia, la consapevolezza del proprio battito cardiaco è frequente nei soggetti con problemi neurologici e in particolare in chi soffre d'ansia. Nelle altre persone la consapevolezza del battito cardiaco si manifesta invece nei momenti di intensa emozione e/o di stress acuto (come la paura ad esempio) quando si ha una iperattivazione sensoriale.
Niente di più probabile allora che una perdita di funzionalità del "filtro" agisca come fattore aggravante o addirittura innescante di alcuni disturbi.

Fonte
- The Insula Mediates Access to Awareness of Visual Stimuli Presented Synchronously to the Heartbeat
Roy Salomon et al, Journal of Neuroscience (2016) 36(18)

- Your brain suppresses perception of heartbeat, for your own good Your brain suppresses perception of heartbeat, for your own good
EPFL / News




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