Diffusione di Ebola. Numeri, cause e prospettive
Introduzione
Gli aeroporti americani sono per me da sempre fonte di fascinazione sia per l'enorme quantità di passeggeri in transito che per l'apparente contrasto tra due modalità di controllo che coesistono: da una parte la fiducia in quanto viene dichiarato dal passeggero sul proprio passato e intenzioni future, e dall'altra il sempre più imperante utilizzo dell'elettronica sia per verificare l'accuratezza dei documenti che della effettiva identità (vedi le tecnologie facial recognition il total body scan).
Chiaro che questa diarchia degli opposti si è esasperata dopo i tragici avvenimenti del passato che hanno mostrato come la semplice autocertificazione di non appartenere a organizzazioni criminali et similia, non fosse sufficiente per filtrare i malintenzionati. Un suggerimento che avrebbe potuto dare qualunque italiano o mediterraneo che dell'assenza di fiducia da parte dello stato sulle proprie dichiarazioni (e molto spesso a ragione) ha piena esperienza.
Negli ultimi anni tuttavia un nuovo e diverso pericolo si è affacciato. Oltre al potenziale ingresso di soggetti umani indesiderati si è fatto via via più pressante il rischio di clandestini non umani, microbici o minuscoli che siano. Non mi riferisco al rischio legato ad atti terroristici con armi non convenzionali (sebbene anche il pericolo sia reale) ma al transito di soggetti infettivi o in fase di incubazione della malattia, e quindi asintomatici.
Fino alla fine degli anni '90 il rischio "biologico esogeno" (ogni organismo non localmente endemico e potenzialmente in grado di causare malattie a vegetali o animali, o di alterare l'equilibrio ecologico) veniva controllato mediante un rigoroso filtro dei prodotti importati: qualunque prodotto non trattato (da salumi e formaggi fino a piante e animali) rientrava o nella classe dei prodotti non ammessi o in quelli da mettere in quarantena.
La globalizzazione del mercato, con la saturazione dei meccanismi di controllo, ha inferto un duro colpo a questi controlli come si evince dalla diffusione di malattie inconsapevolmente veicolate da navi cargo (vedi West Nile Virus e gli pneumatici) o da passeggeri più o meno inconsapevoli (SARS).
Quella che segue è una simulazione fatta dalla University of California a Berkeley che mostra la diversa velocità di diffusione di una epidemia a seconda della probabilità che hanno le persone infette di percorrere lunghe distanze.
Quella che segue è una simulazione fatta dalla University of California a Berkeley che mostra la diversa velocità di diffusione di una epidemia a seconda della probabilità che hanno le persone infette di percorrere lunghe distanze.
Per inciso l'esempio opposto della diffusione di malattie in epoche in cui il trasporto commerciale era lento è quello della peste bubbonica nell'Europa medievale (vedi grafico ---> Univ. di Berkeley)
Il caso Ebola
Il caso di Eric Duncan (il paziente "zero" di Ebola negli USA) è emblematico dei problemi che derivano dalla somma di:
- globalizzazione dei trasporti;
- omessa dichiarazione dei fattori di rischio;
- non attuazione delle procedure di contenimento per i passeggeri provenienti dalle zone ad altissimo rischio.
Risultato? Un virus sconosciuto al di fuori delle profondità della foresta africana, e per sua stessa natura (alta letalità) auto-limitante, è riuscito a diffondersi rapidamente varcando addirittura un oceano nel giro di poche ore.
Sopravvivenza in miglioramento |
Ho scritto "numeri sottostimati" dato che i numeri reali devono tenere conto dei casi non segnalati alle autorità (vedi articolo precedente).
I soggetti a rischio maggiore sono, ovviamente, gli operatori sanitari. I numeri parlano chiaro: al 10 ottobre il numero di operatori infettatisi è pari a 416, 233 dei quali sono deceduti.
La buona notizia è che alcuni operatori (un cameramen e due infermiere in Spagna e USA) sono riusciti a guarire. Il problema è che sono stati trattati in strutture speciali e con una dedizione (in termini di persone e trattamenti dedicati) non esportabili e nemmeno implementabili nei paesi ricchi se il numero di casi dovesse superare una certa soglia.
Ancora una volta il caso Duncan è emblematico: pur essendo stato ricoverato in un ospedale attrezzato come quello di Dallas, non si è potuto fare nulla per bloccare l'infezione.
Vediamo un po' di numeri
Qui per aggiornamenti della cartina |
Credit: WHO (mappa); European Centre for Disease Prevention and Control (case plots); WHO; Jasiek Krzysztofiak/Nature |
L'epicentro dell'infezione rimane nell'area delimitata da Guinea, Liberia e Sierra Leone (abbiamo già visto il modo "assurdo" con cui il virus è entrato in Sierra Leone). A parte i casi di Dallas, New York e in Spagna, i numeri al di fuori dell'area critica sono minimi e si contano sulle dita di una mano in Nigeria e in Senegal. Il pericolo però è reale come mostra il caso di un liberiano infetto che nel suo viaggio verso la capitale della Nigeria ha infettato altre 19 persone. Solo l'immediata azione delle autorità che hanno rintracciato e messo sotto controllo le persone venute in contatto con i neo-infettati ha permesso di bloccare la progressione della malattia in Nigeria. Un caso simile è stato riportato in Senegal, causato da una persona in viaggio dalla Guinea a Dakar (vedi QUI un esempio del ritracciamento fatto di alcuni soggetti chiave dell'infezione).
Pensare di avere la situazione sotto controllo è un altro dei rischi che non ci si può permettere, come mostra la comparsa di nuovi focolai a Conakry, capitale della Guinea, un'area che si riteneva sotto controllo.
NOTA. Questo è il traffico aereo dalle zone a rischio NON i casi effettivi. E' solo una misura del rischio potenziale (credit: MFC Gomes et al, PLoS Current Outbreak, settembre 2014). PER LE MAPPE AGGIORNATE ---> mobs-lab |
Per vincere questa sfida le risorse da allocare (umane ed economiche) dovranno essere ingenti. Il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, in un recente discorso ha parlato di aumentare di 20 volte le forze (economiche ed operative) in campo per riuscire a mettere sotto controllo la malattia.
lAggiungendo la frase sibillina "le cose andranno peggio prima di vedere dei miglioramenti". Quanto peggio non è dato saperlo.
Esiste però un problema centrale che di rado viene sottolineato, cioé il legame tra crescita della popolazione e aree in cui il virus è naturale. Se prima i contatti tra essere umano e virus si risolvevano molto rapidamente data la rapidità di azione del virus, la bassa densità di popolazione, la distanza tra i centri abitati e l'assenza di mezzi di locomozione veloci, ora quasi tutte questi "filtri naturali" sono crollati e il virus non potrà che emergere dalla giungla sempre più frequentemente.
Anche prima della attuale epidemia i ricercatori avevano posto i tre paesi ora focolaio come paesi in cui maggiori erano le probabilità relative di comparsa della epidemia
Materiale aggiuntivo
Anche prima della attuale epidemia i ricercatori avevano posto i tre paesi ora focolaio come paesi in cui maggiori erano le probabilità relative di comparsa della epidemia
"Human populations in countries that are likely to harbour filoviruses have nearly tripled since the viruses were first discovered, and flight traffic has increased by one-third since 2005".
"The viruses are not coming to us; instead, we are encroaching on the viruses, as population growth and increasing travel put humans in contact with viral hosts, and then people unwittingly transport the viruses around the world" (E.C. Hayden, Nature ottobre 2014)
(Articoli successivi sul tema ---> "Cronistoria dell'epidemia" e "Ebola, un anno dopo").
Materiale aggiuntivo
----> americaninfomaps.wordpress (mappe e grafica)
----> dati aggiornati dallo European-CDC
----> dati settimani dallo WHO
Volete vedere i casi di malattie infettive pericolose vicino a dove abitate? Questo sito ufficiale fa per voi -----> healthmap
Fonte
- Ebola by the numbers: The size, spread and cost of an outbreak.
Declan Butler & Lauren Morello, Nature 15 ottobre 2014
- Assessing the International Spreading Risk Associated with the 2014 West African Ebola Outbreak.
M. F. C. Gomes et al, (2014), PLoS Current Outbreak, 2 settembre
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