Tanti anni fa durante un viaggio nella catena dell’Atlante mi raccontarono di una particolare tipologia di formiche, silver ants (formiche d’argento), capaci di vivere nell’ambiente inospitale del deserto del Sahara e sfuggire ai pochi (ma famelici) predatori presenti usando la doppia strategia della velocità de della scelta di quando uscire.
Mi sono tornate in mente l’altra sera mentre ripercorrevo mentalmente le tappe di quel viaggio (oggi impossibile) e ho pensato valesse la pena citare queste misconosciute formiche.
Il principale problema che devono affrontare è il caldo. Logica vorrebbe che come gli altri animali, queste formiche si muovessero durante la notte o al crepuscolo. Vero però che questi orari equivalgono a veri e propri happy hours per i loro principali predatori, le lucertole. La strategia selezionata dall’evoluzione è stata quella di concentrare tutte le loro attività all’aperto in una finestra temporale molto ristretta (10 minuti) e nel momento meno affollato della giornata cioè intorno a mezzogiorno. La ragione di tale deserto di movimenti nel deserto reale è facile da immaginare: un caldo secco che ti potrebbe abbrustolire e disidratare (minore il rapporto superficie volume, maggiore il rischio) nel giro di poco tempo.
Queste piccole creature hanno però evoluto contromisure temporanee per minimizzare l’effetto del caldo. Possono resistere fino a poco meno di 54 gradi Celsius grazie a proteine note come HSP (heat shock proteins) la cui funzione è quella di stabilizzare e mettere in sicurezza le altre proteine cellulari che avessero perso la conformazione originaria (denaturazione) a causa del caldo.
Beninteso, queste sono proteine presenti in tutto il regno animale (noi compresi) che hanno un ruolo fondamentale nella omeostasi cellulare per evitare problemi di denaturazione spontanea (non necessariamente legata alla temperatura). A fare la differenza qui è che queste formiche sono gli unici organismi in grado di produrle a piacimento prima “dell’evento”, prima di uscire dalla tana, invece di essere prodotte come risposta ad uno stato di stress cellulare. Il che fa la differenza in quanto a protezione preventiva dal calore che dovranno affrontare nella loro frenetica attività di ricerca del cibo.
Ma questa non è l’unica protezione che hanno evoluto. Hanno anche una specie di mantello di mini peli argentati con forma diverse dalla tradizione struttura cilindrica dei peli negli altri animali.
La forma è più simile a prismi triangolari capaci di riflettere oltre il 90% della luce solare incidente. A livello esterno questo spiega perché appaiano così brillanti all’osservatore.
Immagini al microscopio a scansione elettronica dei peli del corpo della formica argentata sahariana in cui si nota: (a) forma triangolare; (b) ondulazioni sul lato superiore del triangolo, c) primo piano delle ondulazioni, d) peli allineati nello stesso orientamento con il lato piatto parallelo. (credit: PLOS ONE) |
Per i 10 minuti di tempo di escursioni giornaliere, questi trucchetti garantiscono loro una protezione sufficiente.
A questo aggiungiamo un terzo fattore: la velocità. In relazione alle loro dimensioni le formiche argentate sahariane sono al terzo posto tra gli animali più veloci superati solo da una specie di coleottero tigre e da un acaro californiano. Per dare l’idea ci mettono poco più di 1 secondo a percorrere un metro (100 volte la lunghezza del loro corpo) e per farlo corrono con il paio di zampe anteriori sollevate da terra (immagino per aumentare la velocità o ridurre il contatto con la terra rovente), rendendoli uno dei pochissimi invertebrati di fatto quadrupedi (le formiche hanno 3 paia di zampe).
Libri di Edward Wilson, uno dei maggiori studiosi del comportamento delle formiche
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