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Stress e perdita di capelli. I topi "spiegano" i dettagli di un legame da tempo cercato

Uno studio condotto sui topi ha dimostrato che l’ormone dello stress inibisce indirettamente l'attivazione delle cellule staminali del follicolo pilifero. Se si blocca il segnale, la crescita dei peli riprende.


Take it easy”, “non stressarti” sono consigli sempre utili, soprattutto dopo le restrizioni alla mobilità a causa della pandemia e alla luce di uno studio condotto sull'effetto collaterale dello stress prodotto sui pazienti con covid-19: circa il 25% ha manifestato episodi di perdita di capelli fino a sei mesi dopo l'inizio dei sintomi.
Tra i possibili fattori scatenanti, uno stress sistemico che in alcuni individui si protrae oltre la fase acuta  con la sindrome del long-Covid.

Che vi sia una correlazione tra stress cronico e perdita di capelli è un dato noto ma finora i tentativi di descrivere il legame meccanicistico tra i due è rimasto avvolto nelle nubi di ipotesi centrate su una qualche disfunzione delle cellule responsabili della rigenerazione del bulbo pilifero (HFSCs, hair-follicle resident epithelial stem cells). 
Nota. Nei paragrafi seguiva non si tratterà della perdita di capelli dovuta all’azione ormonale (in primis l'accumulo di DHT, sottoprodotto enzimatico del testosterone e associato a morte follicoli dei capelli) che attiene a meccanismi del tutto diversi da quelli legati allo stress.
A fare un po’ di luce sul processo arriva ora un articolo appena pubblicato sulla rivista Nature.

Breve introduzione
Nel corso della vita di una persona, la crescita dei capelli attraversa tre fasi: crescita (anagen), degenerazione (catagen) e riposo (telogen):

  • anagen, il follicolo pilifero spinge in fuori il fusto del capello in crescita; 
  • catagen, la crescita dei capelli si arresta e la parte inferiore del follicolo pilifero si restringe, ma il capello rimane al suo posto;
  • telogen, dopo un certo periodo di quescienza il capello si distacca. In condizioni di forte stress (non necessariamente cronico) molti follicoli piliferi entrano prematuramente nel telogen e i capelli cadono.
Ci sarebbe anche una quarta fase, kenogen, successiva alla caduta del pelo in un follicolo ancora vitale rimasto vuoto ma potenzialmente riattivabile, almeno secondo alcuni ricercatori.
Le tre fasi in una breve simulazione video (credit e fonte:Wikimedia Commons)

Le cellule staminali del follicolo pilifero (HFSC) svolgono un ruolo cruciale nel regolare la crescita dei capelli mediando segnali interni ed esterni. 
Particolare di una vecchia illustrazione su bulbo pilifero, nicchia cellule staminali e papilla dermica
(image credit: G. Cotsarelis et al. JCI)
Dettaglio aggiornato della precedente
(credit: Nature)



Se durante il telogen, le HFSC restano quiescienti (non si dividono), quando si passa in anagen le HFSC iniziano a dividersi formando le cosiddette cellule progenitrici (cellule più differenziate di quelle staminali) che attraverso un complicato processo differenziativo daranno origine prima a vari strati del follicolo pilifero e infine al fusto del capello.

Negli anni trascorsi dalla scoperta delle HFSC, sono state identificate molte molecole regolatrici (fattori di trascrizione e proteine ​​di segnalazione prodotte da queste e dalle cellule circostanti) che controllano la quiescenza e l'attivazione delle cellule. Manca ancora il "come" eventi sistemici (stress) influenzino l'attività delle HFSC.

Su questa lacuna conoscitiva si sono concentrati gli autori dello studio.

Punto iniziale è stato testare il ruolo delle ghiandole surrenali, responsabili della produzione degli ormoni dello stress, nella regolazione della crescita dei capelli. A tale scopo hanno rimosse chirurgicamente queste ghiandole in alcuni topi (chiamati ora ADX), monitorando poi eventuali alterazioni nella crescita dei peli. 
Nota. Alcuni topi sono propensi alla "calvizie" (-->Oh no, my mice are balding!)
Prima osservazione, la fase telogen era molto più breve (20 giorni vs. 80) rispetto ai topi di controllo e i follicoli avevano una spessore tre volte maggiore. 
Seconda osservazione, questa crescita poteva essere soppressa (ripristinando il normale ciclo pilifero) alimentando i topi ADX con corticosterone (l’ormone dello stress prodotto dalle ghiandole surrenali). 
Terza osservazione, sottoponendo i topi normali a vari livelli di stress (lieve), sempre in modo inatteso ma su un periodo di 9 settimane, si osservava sia un aumento del livello di corticosterone che una ridotta crescita dei peli. Dato che supportava l’idea dell'effetto negativo del corticosterone sulla crescita dei peli.

Servivano però ulteriori dati per disvelare il funzionamento.
Il corticosterone agisce interagendo con una proteina cellulare nota come recettore dei glucocorticoidi. Il coinvolgimento del recettore nell'effetto sui peli è stato verificato eliminando geneticamente la produzione dello stesso nelle cellule prossimali al follicolo, come ad esempio quelle della papilla dermica.
La delezione del recettore bloccava l’effetto del corticosterone dimostrando così la causalità.
Dato ancora più importante che l'effetto si notava solo agendo sulle cellule della papilla dermica ma non sulle HFSC. Ciò suggerisce che le HFSC, pur giocando un ruolo chiave, non sono il bersaglio primario dell’ormone dello stress.

Domanda ovvia: come fanno le papille dermiche a trasmettere il segnale stressogeno alle HFSC?
Per rispondere i ricercatori dovevano identificare il messaggero; studio compiuto analizzando il profilo di espressione genica (mRNA) delle papille dermiche in varie condizioni (ingegnerizzate o meno, con o senza stimolo stressogeno).
Da questa analisi hanno identificato il "candidato" a messaggero per l'arresto della crescita dei peli, nella proteina secreta GAS6 ( growth arrest-specific 6), il cui gene viene spento dal corticosterone. Ipotesi messa alla prova fornendo il gene GAS6 (mediante vettore virale) nella pelle di topi normali esposti allo stress: i topi non manifestavano più la perdita di peli.
Dettaglio sperimentale 
(credit: Nature)

A completare il quadro, l'evidenza che nelle cellule HFSC è la proteina AXL a fungere da recettore per GAS6 e come tale è il tramite del segnale di divisione cellulare.
L'effetto di GAS6 sull'espressione dei geni a valle (nelle cellule HFSC) delinea un meccanismo finora imprevisto in quanto avviene senza interferire con fattori di trascrizione o pathway classici. 
Riassumendo, i dati raccolti mostrano che la produzione di corticosterone porta allo spegnimento del gene GAS6 nelle papille dermiche (importante per indurre le HFSC a dividersi) e che l'espressione forzata di GAS6 nel derma può svicolare dall'effetto inibitorio dello stress cronico sul bulbo pilifero.
Risultati che nel complesso forniscono una base teorica per ipotizzare (con i dubbi teorici sotto descritti) nuovi trattamenti contro la caduta dei capelli causata da stress cronico.

Forse, un giorno, sarà possibile combattere almeno l'impatto negativo dello stress cronico sui nostri capelli - aggiungendo un po 'di GAS6

Attenzione però.
Questi dati sono riferiti ad animali e bisognerà ora confermare che il sistema sia equivalente.
Prima di tutto perché il confronto è tra peli (corpo, animali) e capelli (testa, umani) e secondo perché sebbene il corticosterone sia considerato l’equivalente murino del cortisolo umano in ambito stress, non ci sono certezze che il meccanismo di azione sia identico; in subordine bisognerà verificare il coinvolgimento di GAS6 umano.
Altro elemento importante da chiarire è che la durata delle fasi del ciclo dei capelli è diversa nei topi e negli esseri umani. Nei topi adulti, la maggior parte dei follicoli piliferi è in fase telogen in ogni dato momento, mentre negli umani solo il 10% dei follicoli piliferi è in questa fase. Non a caso nel loro esperimento gli autori non hanno considerato la fase anagen (del tutto minoritaria nei topi) ma che nel cuoio capelluto umano rappresenta lo stato in cui si trova il 90% dei follicoli.
Sarà interessante verificare se lo stress cronico può "spingere" i follicoli piliferi umani dallo stato anagen a telogen o se invece, come nei topi, agisce prolungando il telogen. Altro elemento da verificare è se oltre ad agire sulla durata del telogen, lo stress agisca direttamente sull'ancoraggio dei follicoli piliferi 
C'è poi un problema potenziale da valutare bene.
Negli umani (data la vita molto più lunga di quella murina) l’invecchiamento della pelle porta con sé un accumulo di mutazioni nelle cellule progenitrici, comprese mutazioni pre-tumorali; vero che nella stragrande maggioranza dei casi questo non si traduce in tumore dati i sistemi di controllo (senescenza ed eliminazione delle cellule). Sarà quindi importante capire se l’espressione forza di GAS6 (che attiva la proliferazione cellulare di queste cellule) non si traduca in una inattesa liberazione del potenziale "mutante" di queste cellule.
Meglio senza senza capelli o glabri che con rischio aumentato di tumore della pelle a causa di un trattamento anti-calvizie. 


Commento a margine. Un articolo pubblicato la settimana scorsa su Journal of Neurosciences, smonta la correlazione tra stress e la perdita di controllo tipica di alcuni disturbi alimentari.

Fonte
- Corticosterone inhibits GAS6 to govern hair follicle stem-cell quiescence
Sekyu Choi et al. (2021) Nature, v. 592, pp. 428–432


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