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Come sarebbe il clima terrestre se il nostro pianeta ruotasse al contrario?

I ricercatori del Max Planck Institute di Amburgo hanno sviluppato un modello computazionale molto raffinato capace di predire il clima attuale se la Terra avesse iniziato a ruotare in senso opposto all'attuale.

Supponiamo che un evento cosmico, per esempio, un impatto con un asteroide, avesse provocato l'inversione della rotazione terrestre nella notte dei tempi trasformando la rotazione da prograda o diretta in retrograda.
Ipotesi solo in parte fantasiosa nel senso che se è vero che un impatto del genere avrebbe avuto conseguenze devastanti sull'integrità del pianeta, d'altra parte impatti del genere sono avvenuti come ben dimostra la (probabile) origine della Luna, in seguito allo scontro tra una proto-Terra e un pianeta delle dimensioni marziane chiamato Theia. Sono inoltre noti pianeti con rotazione retrograda o molto strana sia all'interno del sistema solare (--> Venere e soprattutto Urano) che in altri sistemi (--> WASP-17b).
La simulazione al computer ha preso in esame solo una frazione del tempo geologico terrestre, gli ultimi 7 mila anni, in pratica poco dopo l'ultima glaciazione. Le ragioni di questa ridotta finestra temporale sono molteplici e vanno dalla necessità di creare modelli la cui molteplicità di dati fosse gestibile dai computer, fino alla possibilità di vedere cosa sarebbe cambiato in un arco di tempo ben definito e di cui abbiamo molti riscontri. Inoltre prendere in considerazione tempi "planetari" avrebbero portato verosimilmente alla formazione di una Terra ben diversa geologicamente dall'attuale in quanto la direzione della rotazione ha un effetto anche sulla tettonica. Da qui la scelta di come sarebbe cambiata la Terra ipotizzando l'inizio della rotazione retrograda a 7 mila anni fa.

Per creare la versione "alternativa" di una Terra retrograda i ricercatori hanno "dato in pasto" al computer i dati sul movimento atmosferico e delle correnti marine, pesati per la forza di Coriolis (quella che "trascina" i corpi in movimento su un pianeta rotante).

I risultati, presentati alla assemblea generale annuale della European Geosciences Union, sono molto interessanti, prevedibili in alcuni aspetti e sorprendenti per altri. 
Invertire la rotazione terrestre ha un ovvio effetto sul moto atmosferico e quindi sul connubio clima-geografia, quindi non sorprende scoprire che il clima dell'Europa occidentale sarebbe diventato simile a quello della Russia orientale (cioè la Siberia) e all'opposto i venti da est avrebbero creato un clima temperato sulla costa atlantica degli Stati Uniti. La sorpresa è stato però lo scoprire che il deserto del Sahara era sparito, il Medio Oriente godeva di ampie precipitazioni mentre gli USA sudorientali e gran parte del Brasile e dell'Argentina erano diventati deserti. 
Credit: A. Winkler et al via weather.com)
Le differenze climatiche avrebbero inoltre prodotto un effetto biologico non tanto sulla distribuzione di animali e piante (le forme selezionate sono quelle adatte al clima) ma sui cianobatteri (un tempo chiamati impropriamente alghe azzurre), organismi fondamentali per l'esplosione della vita sulla Terra, in quanto responsabili dell'ossigenazione avvenuta circa 2,5 miliardi di anni fa.
Nella "nostra" Terra i pur abbondanti cianobatteri diventano evidenti anche ai nostri occhi solo quando si verificano condizioni particolari come l'accumulo di fertilizzanti (nitrati e fosforo) nelle acque, insieme ad un aumento di temperatura e pH locali (vedi ad esempio --> le fioriture in alcuni laghi italiani).
Nella simulazione al computer l'oceano Indiano sarebbe divenuto l'epicentro di una massiccia proliferazione cianobatterica a causa di un mix di cause tra le correnti oceaniche e la maggiore profondità media (quindi scarsa ossigenazione generale). La scarsa ossigenazione avrebbe spinto i microorganismi presenti ad usare i nitrati che consumati in tempi relativamente brevi (in assenza di inquinanti) avrebbero spianato la strada a batteri che non hanno bisogno dei nitrati per proliferare, come appunto i cianobatteri.

In un certo senso la Terra sarebbe stata (ammesso che fosse sopravvissuta all'impatto) un posto climaticamente migliore, con 11 milioni di chilometri quadrati in meno di deserti. Ma si sa che queste simulazioni lasciano il tempo che trovano, soprattutto se si considera che l'arco temporale valutato sono gli ultimi 7 mila anni a partire da un ipotetico tempo zero dalla nuova rotazione.

Più che i risultati teorici, quello che importa è osservare la quantità di informazioni ricavabili con modelli adeguati e, cosa ancora più importante, la consapevolezza della labilità del nostro status climatico.

Fonte
-  Reversing Earth’s Spin Moves Deserts, Reshapes Ocean Currents 
EOS magazine (Transactions, American Geophysical Union) 2018


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