I bambini nati prematuri pongono al personale ospedaliero una serie di problemi direttamente correlati al grado di prematurità. Problemi che vanno dalla funzionalità respiratoria alla alimentazione.
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Il motivo per cui ne accenno in questo blog, che ricordo ha lo scopo di scovare notizie interessanti riportate da fonti validate, è la pubblicazione di uno studio epidemiologico (studio statistico che in questo caso indaga l'efficacia di azioni terapeutiche) condotto dall'università di Oxford. Lo studio mette il punto finale sul quando è meglio passare da una alimentazione per via parenterale alla via "classica ". Per i bambini mediamente prematuri è meglio iniziare già a 48 ore dalla nascita.
Le coliche intestinali, uno dei problemi più comuni nei neonati, sono causate sia dalla assenza di un equilibrio nella composizione della flora microbica (fondamentale per il benessere e la salute) che dalla immaturità dei meccanismi immunitari che nelle prime fasi viene gestito dagli anticorpi materni.
Di fatto si tratta del processo di colonizzazione intestinale da parte dei batteri e del "processo di aggiustamento" che porterà ad un equilibrio dinamico tra composizione della flora, tolleranza immunitaria e "sinergie digestive".Un problema ancora più importante nei nati precoci che, al netto dei problemi respiratori, vede nelle infezioni intestinali (che può culminare nella enterocolite necrotizzante) uno dei problemi maggiori. A causa di questo rischio il personale sanitario ha sempre preferito ritardare l'inizio della alimentazione con latte, optando per la somministrazione dei principi nutritivi per via endovenosa. Anche questa tuttavia non è esente da rischi, infezione e infiammazione epatica su tutti.
Mancava però di fatto uno studio comparativo che valutasse quale dei due approcci presentasse un rapporto rischio/beneficio migliore.
Lo studio a cui oggi faccio riferimento, coordinato dall'Unità Nazionale di Epidemiologia Perinatale dell'università di Oxford, ha coinvolto più di 400 bambini nati prematuri (nati almeno cinque settimane prima del termine) in 54 ospedali nel Regno Unito e in Irlanda. La comparazione è stata fatta tra neonati alimentati, parzialmente, con il latte già a partire dal secondo giorno dalla nascita, ed i controlli a cui il latte veniva dato come da prassi a partire dal sesto giorno. Nella grande maggioranza dei casi il latte fornito era quello materno.
I risultati hanno mostrato che il passaggio completo all'alimentazione "normale" (il latte) viene raggiunto prima nei bambini del primo gruppo. Dato importante, non si è riscontrata alcuna differenza nella frequenza di problemi intestinali seri, nei due gruppi.
Afferma Peter Brocklehurst, direttore oggi dell'Istituto per Salute delle Donne presso l'University College di Londra, "un allattamento precoce sembra essere la scelta migliore per i neonati prematuri, quelli a maggiore rischio ". Rischio che deriva sia dall'essere sottopeso che dal necessitare (in almeno la metà dei casi) dell'ausilio di strumenti respiratori di supporto. Inoltre, "un minor ricorso alla alimentazione per endovena elimina una serie di problemi e rende più veloce l'uscita dalla terapia intensiva". Lasciando libero il posto, aggiungo io, a quei bambini prematuri che maggiormente necessitano delle scarse risorse ospedaliere.
Fonti
- Oxford University, news
- Early or delayed enteral feeding for preterm growth-restricted infants: a randomized trial.
Pediatrics. 2012 May;129(5):e1260-8
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