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Alzheimer e sonno

Dormire è una necessità fisiologica.
Di mancanza di sonno si può morire a causa dell'alterazione dei parametri neurologici e cardiovascolari.
Dormire a sufficienza e bene non solo è importante per processi come il consolidamento della memoria e per il benessere psicofisico dell'individuo ma, in caso di disturbi ricorrenti, è anche un utile indicatore dell'esistenza di alterazioni sottostanti, spesso prodromiche di malattie neurodegenerative.
I ricercatori della Technische Universität di Monaco di Baviera hanno mostrato per la prima volta come alcune patologie neurodegenerative alterino fin dalle primissime fasi il processo di elaborazione dell'informazione e di formazione della memoria, tipicamente associate al sonno. Tra gli elementi di maggior importanza dello studio, il non "essersi limitati" a comprendere il fenomeno ma l'essere stati in grado agire con farmaci specifici sulla rete neuronale in modo da compensare almeno in parte il processo disfunzionale.

Cosa avvenga esattamente durante il sonno di così "fondamentale" non è del tutto chiaro. Di certo mentre dormiamo predominano a livello cerebrale le cosiddette onde delta, note anche come oscillazioni lente data la frequenza compresa tra 1 e 4 Hz, che giocano un ruolo chiave nel consolidare ciò che abbiamo imparato nelle ore di veglia e nello "stoccare" le informazioni nella memoria a lungo termine. 
Tracciato EEG dei diversi tipi di onde cerebrali ottenibili con un elettroencefalogramma
(courtesy of neurosci.dronet.org)
Le onde delta hanno un origine principalmente corticale da cui poi si propagano fino a raggiungere l'ippocampo, sede della memoria lungo termine. Le parole di Marc Aurel Busche, responsabile del progetto, chiariscono meglio il concetto: queste onde sono una sorta di segnale attraverso cui alcune aree del cervello inviano segnali di inizio sincronizzazione, come a dire "io sono pronto, lo scambio di informazioni può andare avanti". Questa interazione permette un elevato livello di coerenza durante il sonno anche tra reti neuronali distanti, a livello encefalico.
Rappresentazione delle onde lente durante il sonno
nel cervello di topi sani (sinistra), malati (centro)
e malati trattati con benzodiazepine (destra).
Credit: Marc Aurel Busche/ TUM
I ricercatori tedeschi hanno dimostrato che è proprio questo processo di sincronizzazione ad essere alterato nella malattia di Alzheimer (AD). Lo studio, basato su modelli murini con anomalie simili a quelle dei pazienti AD, ha mostrato che sono le placche di proteina beta-amiloide (caratteristica principale della malattia) ad avere un effetto destabilizzante sulla propagazione delle onde lente. Così sintetizza Busche "le oscillazioni lente sono ancora presenti ma non sono più in grado di diffondere correttamente e la conseguenza è che in alcune regioni mancano i controlli incrociati di sincronizzazione".
La notizia positiva è che basse dosi di farmaci come le benzodiazepine (circa un decimo della dose standard) si sono dimostrati capaci di riattivare una diffusione omogenea delle onde lente. A riprova della correlazione tra onde lente e performance cerebrali, il fatto che le prestazioni comportamentali dei topi durante il trattamento miglioravano sostanzialmente.

Questi risultati sono solo un primo passo sulla strada per un adeguato trattamento della malattia di Alzheimer.

Rimando ad articoli precedenti in questo blog sul tema Alzheimer  (-->QUI) e sul Sonno (-->QUI).

Fonte
- Alzheimer’s disease: Plaques impair memory formation during sleep.
 Technische Universität Munchen › News
- Rescue of long-range circuit dysfunction in Alzheimer’s disease models.
Nature Neuroscience, 12 ottobre 2015

Un libro per saperne di più sui disturbi del sonno è "Sleep Disorders", un nuovo titolo della nota serie "For Dummies". Si tratta di libri che uniscono un approccio semplificato all'estremo rigore della trattazione.
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