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Ai maiali piace dolce, ai gatti no. Ecco perchè i dolcificanti sono di aiuto negli allevamenti intensivi

I maialini e i dolcificanti. Come sfruttare il sapore dolce per farli vivere meglio

Che senso ha dare cibo contenente dolcificanti ad un animale d'allevamento? Il controllo delle calorie assunte è proprio l'ultima preoccupazione degli allevatori, che invece si trovano di fronte ad un problema da "loro stessi" creato: l'allevamento intensivo.
Il titolo dell'articolo è strano ma centra perfettamente l'argomento di oggi. Si è scoperto che i dolcificanti artificiali, usati per sostituire lo zucchero in alcuni alimenti e bevande, sono utili per migliorare la salute e il benessere di animali appena svezzati cresciuti in un ambiente e a ritmi ben poco naturali. 
©University of Liverpool
Non si tratta, come ovvio, di un improvviso interesse da parte degli allevatori per gli animali ma è in prima istanza una presa d'atto della necessità di migliorare le condizioni di vita di questi animali. Questo è fondamentale sia che si voglia semplicemente avere un buon prodotto, che si voglia ottimizzare il processo di allevamento e, sperabilmente, se vi sia un minimo di sensibilità per il benessere fisico degli animali.
Anche immaginando un impianto di allevamento all'avanguardia e ligio a tutte le norme in materia di tutela animale (spazi, aerazione, etc) una delle caratteristiche innegabili è la velocizzazione del loro ciclo vitale. 
Nota. In particolare modo è la fase dello svezzamento ad essere accelerata; nel caso dei maiali lo svezzamento avviene al 28mo giorno di vita; da quel momento gli animali vengono raggruppati in gruppi di pari età (una scelta organizzativa che facilita il monitoraggio della crescita) rendendo le madri nuovamente in grado di figliare.
Il periodo immediatamente successivo allo svezzamento presenta vari problemi di adattamento alla nuova dieta solida con conseguente deficit nutrizionale e quindi problemi di salute. Accorciare i tempi legati allo svezzamento presenta poi altre e non meno serie problematiche. Fino a che l'animale si nutre del latte materno può contare sui vantaggi della difesa immunitaria acquisita, ottenuta attraverso gli anticorpi materni presenti nel latte.
In natura lo svezzamento "naturale" coincide (anche nell'essere umano) con il raggiungimento di una sufficiente maturità immunitaria e fisica e quindi con una adeguata capacità di difendersi dalle minacce microbiche ambientali e di sfruttare al meglio le risorse alimentari disponibili.
Nota. Per maturazione fisica si intende ad esempio la maturazione strutturale e funzionale dell'intestino che rende l'animale in grado di digerire cibi "adulti". Non si tratta di una "semplice" maturazione delle cellule e dell'apparato enzimatico, fondamentale per il processamento e l'assimilazione del cibo. Si tratta anche e soprattutto dello sviluppo di una flora microbica intestinale dalla cui composizione ed equilibrio dipende il nostro benessere. Giusto per dare una idea, dalla tipologia di flora intestinale (noto con il termine microbioma) che ci portiamo dentro è possibile estrapolare "alla cieca" il nostro essere sovrappeso o normopeso oltre alla presenza di eventuali disfunzioni metaboliche. Una correlazione funzionale tanto è vero che alcuni studi preliminari volti a modificare la composizione del microbioma si sono rivelati utili anche in ambito terapeutico.
Non deve allora stupire che alcuni disturbi come diarrea, malnutrizione e disidratazione siano tra i problemi più importanti di cui soffrono i più giovani tra gli animali precocemente svezzati negli allevamenti intensivi. Problemi sufficientemente seri da provocare il 10% delle morti premature negli allevamenti di suini.
Nota. Non nascondiamoci dietro un dito ideologico. Più aumenta la popolazione mondiale e tanto maggiore dovrà essere il ricorso a questi allevamenti. Già ora la Cina è totalmente dipendente dall'importazione di cibo non avendo investito in infrastrutture in grado di assicurare la autosufficienza alimentare. Con il migliorare delle condizioni di vita in Africa la domanda di risorse alimentari subirà una impennata sostanziale. Se non vogliamo che ogni forma di vita, animale o vegetale, libera in natura sia consumata, l'allevamento è l'unica strada. Almeno fino a quando non si inventeranno cibi totalmente sintetici.
Una ricerca condotta dal team di Soraya Shirazi-Beechey della università di Liverpool, è centrata proprio sul cercare di capire come alleviare i problemi conseguenti allo svezzamento precoce. Proprio da questa ricerca è emerso il ruolo potenziale dei dolcificanti artificiali nel facilitare la maturazione intestinale e prevenire i problemi di salute post svezzamento.
Nello studio i ricercatori hanno cominciato con l'analizzare il profilo genomico del microbioma (meglio definibile quindi come analisi metagenomica) intestinale degli animali allevati con una dieta standard, confrontandone le variazioni al variare di additivi alimentari.
Si è così scoperto che includendo i dolcificanti artificiali, la popolazione intestinale del Lactobacillus aumentava.
Il Lactobacillus è, come ben noto, un batterio molto importante per la nostra salute tanto da essere utilizzato sia negli yogurt che in vari alimenti probiotici, proprio per ripopolare la flora batterica, alterata a causa di trattamenti antibiotici o per riequilibrarne la composizione in seguito a malattie o anche solo ad una alimentazione non equilibrata.
Tra le funzioni più importanti esercitate dal Lactobacillus vi è la competizione diretta con altri batteri normalmente presenti a bassi livelli e la produzione di acido lattico che crea un ambiente ostile a molti batteri nocivi. Altra funzione associata è legata al miglioramento dell'immunità innata, una immunità "aspecifica" che funge da prima barriera sulle pareti intestinali contro ogni organismo "alieno".
Negli animali da allevamento testati, la aggiunta di dolcificante al cibo è stata in grado in primis di favorire la maturazione intestinale e a seguire nel permettere la formazione di un microbioma ottimale. 
Risultato netto, una drastica riduzione dell'incidenza di diarrea (e del tasso di morbilità) nei soggetti a rischio.

L'idea per questo approccio non è nata per caso nel team di Shirazi-Beechey. Un loro studio precedente aveva dimostrato che lo stesso recettore presente nella mucosa della lingua che rileva il sapore "dolce" è anche presente sulla superficie di alcune cellule intestinali (cellule enteroendocrine) e che lo stesso recettore viene attivato dai dolcificanti artificiali. L'attivazione del recettore induce a sua volta la produzione di un ormone, glucagon like peptide-2, in grado di favorire la maturazione intestinale, favorendo l'assorbimento di glucosio, sali e acqua. 
Oltre a questo è in grado di minimizzare il riassorbimento osseo ed anche di agire come neuroprotettivo in alcune condizioni di salute precaria causate da problemi alimentari.

I risultati così ottenuti sono utili anche per altri animali, sia di allevamento che di affezione, 
  • Ad esempio i cavalli che passando ad una dieta ricca di grano possono andare incontro a coliche causate dall'aumentato carico di amido. I dolcificanti potrebbero favorire il raggiungimento di un nuovo equilibrio del microbioma.
  • I ruminanti di allevamento sono un altro esempio in cui si è dimostrata l'utilità dei dolcificanti.
  • Gli allevamenti ittici sono un altro fronte interessante. I ricercatori ambientali hanno da tempo sollevato il problema legato al fatto che poiché questi animali si nutrono di materiale pescato, la loro aumentata diffusione ha un effetto opposto a quello pensato inizialmente, cioè tutelare la biosfera marina. Molti pesci allevati equivale a molto "mangime" derivato da altri pesci pescati. Comprendere in dettaglio il funzionamento del processo digestivo è essenziale per sviluppare additivi come quelli usati per i maiali che permettano la creazione di una dieta equilibrata e a basso impatto ambientale.
Zucchero? No, grazie 
E i gatti? E' noto che a differenza dei cani, i felini non hanno alcun interesse per cibo "dolce" mentre il richiamo del sapido è una calamita sicura. Un disinteresse assolutamente motivato dato che i gatti mancano dei recettori specifici sia sulla lingua che nell'intestino.
Quindi è perfettamente inutile cercare di fargli mangiare una prelibatezza di dolce avanzato, su cui invece un cane si fionderebbe in un battito di ciglia ingurgitando anche il cucchiaio.
Un fatto questo assolutamente normale dato che il gatto è un carnivoro puro e che non potrebbe vivere con una dieta vegetale o fruttariana (come purtroppo alcuni vegani hanno cercato di imporre al proprio animale ... quando si dice ignoranza ideologica).

(potrebbe anche interessarvi la serie di articoli sul tema "gusto e genetica")

Fonti
- Dietary supplementation with lactose or artificial sweetener enhances swine gut Lactobacillus population abundance
Moran AW et al, J Dairy Sci. 2014 Aug;97(8):4955-72
-Nutrient sensing and signalling in the gastrointestinal tract
Shirazi-Beechey SP, Bravo D.  Br J Nutr. 2014 Jun;111 Suppl 1

- Sweet taste receptor expression in ruminant intestine and its activation by artificial sweeteners to regulate glucose absorption
Moran AW et al.J Dairy Sci. 2014 Aug;97(8):4955-72




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