La toxoplasmosi è una malattia causata dal Toxoplasma Gondii, un protozoo in grado di parassitare uccelli e mammiferi, tra cui l'essere umano. Le conseguenze possono essere molto serie soprattutto durante la gravidanza (aborti spontanei) e nei soggetti con immunodeficienze (alta mortalità).
L'infezione da Toxoplasma ha le caratteristiche di una pandemia, dato che circa un terzo delle persone in tutto il mondo è positivo ai marcatori immunitari che indicano l'avvenuta infezione. E' probabile che gran parte delle persone positive al test, sebbene clinicamente guarite, convivano con cisti dormienti nel cervello. Una situazione che non provoca problemi sostanziali (l'herpes in questo senso è più fastidioso dato il suo ricorrente risveglio in situazioni di stress) almeno finché il sistema immunitario funziona, spegnendo sul nascere ogni velleità proliferativa del protozoo. La necessità di una vigilanza continua da parte del sistema immunitario spiega perché le persone immuno-compromesse siano a rischio.
Particolarmente interessanti sono alcuni dati recenti, sebbene assolutamente indiziari e non conclusivi, che ipotizzano che l'infezione cronica possa essere collegata a schizofrenia e/o a tendenze suicide.
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In breve il plasmodio ha evoluto la capacità di modificare il comportamento del suo ospite intermedio (il topo) affinchè finisca il prima possibile nella pancia del gatto.
Questo almeno è quanto emerge dallo studio pubblicato su PLoS ONE da Wendy Ingram una giovane ricercatrice della università di Berkeley. L'elemento centrale dell'articolo è che la perdita di paura nei confronti del gatto permane nel topo ben oltre la fase sintomatica dell'infezione (che si manifesta con sintomi para-influenzali), perfino in quei casi in cui la guarigione è completa (cioè il parassita non entra nella fase dormiente).
Un chiaro segno che l'infezione può modificare irreversibilmente il comportamento e/o la capacità percettiva murina.
Un chiaro segno che l'infezione può modificare irreversibilmente il comportamento e/o la capacità percettiva murina.
"Sembra permanere un qualche tipo di cambiamento cerebrale che si riflette in un comportamento anomalo a lungo termine. Quale sia l'alterazione non è ancora noto" chiosa la Ingram.
Tra le ipotesi formulate, quella principale vede il danneggiamento da parte del parassita dell'area del cervello responsabile della "comprensione" dell'odore, vale a dire l'associazione tra un certo odore e il pericolo potenziale. Altre ipotesi indicano nell'alterazione funzionale dei neuroni della memoria e dell'apprendimento, l'elemento cardine del comportamento alterato. Ipotesi ovviamente non mutualmente esclusive.
Di sicuro c'è che i dati raccolti dalla Ingram dimostrano che i topi infettati (e guariti da oltre 4 mesi) non mostrano alcuna "reattività difensiva" se posti in un ambiente in cui sono presenti tracce di urina di gatto. Al contrario dei topi "normali" che reagiscono cercando immediamente un rifugio.
Il fenomeno non è indotto da tutti i protozoi causanti la toxoplasmosi ma è associato ai tre ceppi più comuni di Toxoplasma gondii.
Se il comportamento anomalo nei topi fosse una conseguenza dell'infezione cronica di aree più o meno estese del cervello, ceppi geneticamente modificati del protozoo incapaci di formare cisti cerebrali (quindi non in grado di causare infezioni croniche), non dovrebbero alterare il comportamento murino. Il fatto che l'alterazione comportamentale si manifesti anche con questi ceppi, indica che non è la cisti in se ad alterare il comportamento del topo ma, verosimilmente, qualcosa che avviene durante la fase acuta dell'infezione.
Cosa avvenga durante questa fase, non è stato ancora scoperto.
Di sicuro l'alterazione comportamentale indotta dal parassita è un mezzo estremamente efficace per finire nelle pancia del gatto. Gatti e protozoi sono contenti, i topi un po' meno.
Fonti
- Mice Infected with Low-Virulence Strains of Toxoplasma gondii Lose Their Innate Aversion to Cat Urine, Even after Extensive Parasite Clearance
Ingram WM et al, PLoS One. 2013 Sep 18;8(9)
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