Forse non tutti sanno che i peperoni appartengono alla stessa famiglia del tabacco (Solenacee) e come tali producono nicotina.
credit: Luc_Viatour |
Altro dato interessante è che il consumo di nicotina seppur tossico ha un effetto protettivo sul rischio di sviluppare il Parkinson. Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa che deriva dalla perdita delle cellule cerebrali che producono dopamina. Nelle fasi iniziali, il Parkinson è caratterizzato da difficoltà nel controllare il movimento (tremori alle mani, rigidità degli arti e problemi di deambulazione). Col progredire della malattia, possono comparire problemi cognitivi e in alcuni casi demenza.
Non che queste parole debbano spingere un fumatore in astinenza a cercare di fumare un peperone o a riprendere il "vizio" per evitare il Parkinson. Sarebbe temo ben poco utile.
Ma torniamo alla notizia comparsa sugli Annals of Neurology, la rivista della American Neurological Association, secondo la quale mangiare peperoni può ridurre il rischio del Parkinson.
Lo studio nasce da quanto anticipato sopra cioè che le persone che hanno fatto uso regolare di tabacco negli anni (al netto degli altri problemi associati) avevano un rischio dimezzato di sviluppare il Parkinson. Si sapeva inoltre che "mangiare peperoni due o più volte a settimana riduce del 30 per cento il rischio di malattia", come afferma Susan Searles Nielsen, della University of Washington School of Public Health.
In base a tali osservazioni alcuni ritengono che le persone predisposte alla malattia siano meno responsive all'azione dei composti nicotinici naturali. Comunque sia, ci si chiese se l'azione protettiva riscontrata nei prodotti derivanti dalla pianta del tabacco fosse presente anche nelle altre piante della famiglia della Solanacee che contengono nicotina.
Lo studio, condotto tra il 1992 e il 2008, si è focalizzato sulle abitudini alimentari dei soggetti. Tra questi, 490 pazienti erano parkinsoniani appena diagnosticati, mentre il gruppo di controllo comprendeva 644 soggetti neurologicamente sani e non imparentati con i malati. I dati epidemiologici hanno mostrato che tra le solenacee (patate, melanzane, pomodori, peperoncini e peperoni) i peperoni erano quelli a maggiore azione protettiva.
Elemento importante nella relazione causa-effetto è la diminuzione del rischio di malattia proporzionale all'aumento del consumo di peperoni, specialmente nelle persone che non hanno mai, o raramente, fatto uso di tabacco.
Come giustamente puntualizza la Nielsen "ulteriori studi sono ora necessari per confermare questi risultati". Ancora più importante sarà identificare una molecola con proprietà chimiche simili a quelle della nicotina ma meno tossica.
Lo studio nasce da quanto anticipato sopra cioè che le persone che hanno fatto uso regolare di tabacco negli anni (al netto degli altri problemi associati) avevano un rischio dimezzato di sviluppare il Parkinson. Si sapeva inoltre che "mangiare peperoni due o più volte a settimana riduce del 30 per cento il rischio di malattia", come afferma Susan Searles Nielsen, della University of Washington School of Public Health.
In base a tali osservazioni alcuni ritengono che le persone predisposte alla malattia siano meno responsive all'azione dei composti nicotinici naturali. Comunque sia, ci si chiese se l'azione protettiva riscontrata nei prodotti derivanti dalla pianta del tabacco fosse presente anche nelle altre piante della famiglia della Solanacee che contengono nicotina.
Lo studio, condotto tra il 1992 e il 2008, si è focalizzato sulle abitudini alimentari dei soggetti. Tra questi, 490 pazienti erano parkinsoniani appena diagnosticati, mentre il gruppo di controllo comprendeva 644 soggetti neurologicamente sani e non imparentati con i malati. I dati epidemiologici hanno mostrato che tra le solenacee (patate, melanzane, pomodori, peperoncini e peperoni) i peperoni erano quelli a maggiore azione protettiva.
Elemento importante nella relazione causa-effetto è la diminuzione del rischio di malattia proporzionale all'aumento del consumo di peperoni, specialmente nelle persone che non hanno mai, o raramente, fatto uso di tabacco.
Come giustamente puntualizza la Nielsen "ulteriori studi sono ora necessari per confermare questi risultati". Ancora più importante sarà identificare una molecola con proprietà chimiche simili a quelle della nicotina ma meno tossica.
(articolo successivo sul Parkinson, qui)
Fonti
- University of Washington, news
- Nicotine from edible Solanaceae and risk of Parkinson disease
Susan Searles Nielsen et al., may 2013 2013 DOI: 10.1002/ana.23884
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