Chiunque abbia avuto modo di frequentare famiglie con bambini cresciuti bilingue (in genere ciascun genitore interagisce da subito con il bambino solo nella lingua madre del genitore) avrà osservato che esiste un ritardo temporale di qualche mese nella vocalizzazione delle parole di senso compiuto, rispetto ai bambini monolingue (ho controllato, monolingue è corretto!). Superata l'apparente fase di incertezza iniziale i bambini avranno acquisito una invidiabile capacità di esprimersi senza sforzo e senza confusione in ciascuna delle due lingue. Come se l'incertezza iniziale fosse legata al riordino dei due diversi tipi di input linguistici, imparandone il significato e categorizzandoli in scaffali mentali ben precisi.
®NYT and Harriet Russell |
Ovvio quindi che i processi mentali alla base di queste capacità abbiano da subito attratto l'interesse dei neuroscienziati. Capire cosa avviene in queste prime fasi dell'apprendimento è sicuramente qualcosa di estremamente interessante.
Uno studio appena pubblicato su Cortex ha analizzato il modo con cui bambini monolingue- o bilingue affrontano le informazioni discordanti associate al nome degli oggetti, nel caso di lingue non fra immediatamente comprensibili senza averne conoscenza (per fare un esempio, italiano e olandese).
Nel lavoro, Kuipers e Thierry hanno misurato sia il cosiddetto potenziale evento-correlato - ERP (cioè la risposta cerebrale, misurabile, ad uno stimolo esterno) che la dilatazione della pupilla successiva al quasi contemporaneo stimolo visivo e sonoro (cioè l'immagine e il nome dell'oggetto). Vale la pena ricordare che i potenziali ERP vengono misurati attraverso procedure assolutamente non invasive come l'elettroencefalogramma.
E' inoltre da tempo noto che i cambiamenti dell'apertura pupillare sono un un riflesso involontario e affidabile per misurare il cambiamento dello stato di attenzione nei bambini preverbali. Per usare termini tecnici, è un ottimo marcatore per monitorare la risposta negli studi sui bambini piccoli.
La variazione pupillare è sotto il controllo del locus coeruleus, una struttura cerebrale fondamentale per il controllo del sistema noradrenergico (risposta da stress)
Lo studio ha riguardato bambini di 2-3 anni mono- e bilingue i quali hanno prima ascoltato una parola (ad esempio, 'anatra') e 850 millisecondi (ms) dopo è stata loro mostrata una foto correlata o meno con la parola stessa.
I risultati hanno mostrato differenze nei due gruppi:
Sebbene vi sia un ritardo iniziale nelle capacità verbali dei bilingue in realtà questo ritardo è solo apparente visto che i bambini raggiungono gli stessi traguardi nello stesso tempo. Anzi ottengono gli stessi risultati con un input informativo pari alla metà di quello ricevuto dai monolingua (100% di input in una sola lingua).
Gli autori concludono che i bambini monolingue e bilingue sono ugualmente abili nella loro capacità di associare le immagini e le parole corrispondenti, ma si differenziano nei meccanismi di attenzione. In termini semplici i bilingue danno più attenzione agli stimoli inattesi e questa maggiore attenzione permette loro di elaborare in modo più efficiente.
Questi risultati confermano le ipotesi precedenti che i bilingue abbiano una maggiore flessibilità cognitiva rispetto ai monolingua.
Uno studio appena pubblicato su Cortex ha analizzato il modo con cui bambini monolingue- o bilingue affrontano le informazioni discordanti associate al nome degli oggetti, nel caso di lingue non fra immediatamente comprensibili senza averne conoscenza (per fare un esempio, italiano e olandese).
Nel lavoro, Kuipers e Thierry hanno misurato sia il cosiddetto potenziale evento-correlato - ERP (cioè la risposta cerebrale, misurabile, ad uno stimolo esterno) che la dilatazione della pupilla successiva al quasi contemporaneo stimolo visivo e sonoro (cioè l'immagine e il nome dell'oggetto). Vale la pena ricordare che i potenziali ERP vengono misurati attraverso procedure assolutamente non invasive come l'elettroencefalogramma.
E' inoltre da tempo noto che i cambiamenti dell'apertura pupillare sono un un riflesso involontario e affidabile per misurare il cambiamento dello stato di attenzione nei bambini preverbali. Per usare termini tecnici, è un ottimo marcatore per monitorare la risposta negli studi sui bambini piccoli.
La variazione pupillare è sotto il controllo del locus coeruleus, una struttura cerebrale fondamentale per il controllo del sistema noradrenergico (risposta da stress)
Lo studio ha riguardato bambini di 2-3 anni mono- e bilingue i quali hanno prima ascoltato una parola (ad esempio, 'anatra') e 850 millisecondi (ms) dopo è stata loro mostrata una foto correlata o meno con la parola stessa.
I risultati hanno mostrato differenze nei due gruppi:
- nei bambini bilingue quando l'immagine che veniva mostrata non corrispondeva alla parola pronunciata la pupilla si dilatava (stesso risultato negli adulti);
- nei monolingue non vi era discordanza nella risposta pupillare sia in caso di parole coerente che incoerente con l'immagine mostrata.
- Altra differenza, mentre nei bilingue vi è una correlazione diretta fra intensità del segnale ERP e dilatazione della pupilla, nei monolingue la correlazione è inversa.
Sebbene vi sia un ritardo iniziale nelle capacità verbali dei bilingue in realtà questo ritardo è solo apparente visto che i bambini raggiungono gli stessi traguardi nello stesso tempo. Anzi ottengono gli stessi risultati con un input informativo pari alla metà di quello ricevuto dai monolingua (100% di input in una sola lingua).
Gli autori concludono che i bambini monolingue e bilingue sono ugualmente abili nella loro capacità di associare le immagini e le parole corrispondenti, ma si differenziano nei meccanismi di attenzione. In termini semplici i bilingue danno più attenzione agli stimoli inattesi e questa maggiore attenzione permette loro di elaborare in modo più efficiente.
Questi risultati confermano le ipotesi precedenti che i bilingue abbiano una maggiore flessibilità cognitiva rispetto ai monolingua.
Post precedente sull'argomento, "studiare le lingue ...".
Fonti
- Why Bilinguals Are Smarter
New York Times (17/3/2012), Y. Bhattacharjee
- ERP-pupil size correlations reveal how bilingualism enhances cognitive flexibility
JR. Kuipers JR & G. Thierry, Cortex (2013)
- Eyes wide shut: linking brain and pupil in bilingual and monolingual toddlers
Nuria Sebastian-Galles, Trends in Cognitive Sciences 2013
Nuria Sebastian-Galles, Trends in Cognitive Sciences 2013
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