La schizofrenia deriva da uno sviluppo cerebrale anomalo che inizia già in fase embrionale ma i cui sintomi si manifestano decenni dopo la nascita.
Secondo i ricercatori è come se il cervello riuscisse per molto tempo a compensare gli errori dello sviluppo così da mantenere una funzionalità relativamente normale fino a quando (in genere con l'adolescenza) i cambiamenti accumulatisi sarebbero così ampi da non poter essere più compensati. Da qui la comparsa dei sintomi, tradizionalmente associati ad una eccessiva neurotrasmissione dopaminergica nel cervello e nel sistema nervoso centrale.
Bando alle ciance e torniamo al lavoro odierno.
Per caratterizzare le anomalie dei segnali che si accumulano dopo la nascita, i ricercatori hanno usato come modelli dei topi modificati, portatori di una specifica mutazione genetica nota come "sindrome da microdelezione 15q13.3".
Negli esseri umani, questa sindrome è associata a epilessia, schizofrenia, autismo e altri disturbi del neurosviluppo.
Poiché il sonno è uno dei parametri più spesso alterati nelle persone con disturbi psichiatrici, e data la difficoltà nell'identificare un marcatore interspecie affidabile, i ricercatori decisero di utilizzare proprio il sonno come marcatore comportamentale nei topi, oltre all'analisi della funzionalità di specifici tipi di neuroni.
Dallo studio comparativo dei topi mutati vs. i controlli nelle diverse fasi di sviluppo, si è potuto così identificare il coinvolgimento di una popolazione di neuroni alquanto minoritaria** nota come neuroni corticali di proiezione glutammatergica (usano come neurotrasmettitore l'acido γ-amminobutirrico).
Controprova a dimostrazione della scoperta, il ripristino alla normalità del sonno nei topi in cui l'attività di questi neuroni veniva ridotta.
| Image credit: Andrea Asenjo-Martinez et al, (2025) Neuron |
**Fino a pochi anni fa un "dogma" delle neuroscienze prevedeva l'esistenza di solo due tipi di neuroni corticali: neuroni di proiezione glutammatergiche (che inviano segnali eccitatori attraverso il cervello) e interneuroni GABAergici (che forniscono inibizione locale all'interno di un microcircuito). La scoperta dei neuroni di proiezione GABAergici corticali infransero il dogma; si tratta di una piccola popolazione (ma funzionalmente potente) di neuroni inibitori che inviano assoni a lungo raggio verso regioni cerebrali distanti.
Un risultato ancora lontano da ogni ipotesi terapeutica ma che mostra un possibile bersaglio di intervento su quei pazienti non responsivi alle odierne (limitate) terapie.
Fonte
- Dysfunction of cortical GABAergic projection neurons as a major hallmark in a model of neuropsychiatric syndrome
Andrea Asenjo-Martinez et al, (2025) Neuron
- Una eccellente panoramica dei neurofisiologia della schizofrenia la trovate QUI (in inglese)
***





Nessun commento:
Posta un commento