Un impianto retinico di nuova concezione si è dimostrato utile per migliorare sensibilmente la vista in persone affette da avanzata degenerazione maculare legata all'età (AMD), la forma più comune di cecità incurabile negli anziani.
AMD è la forma più comune di cecità incurabile nelle persone anziane.Ne esistono due tipi principali: umida (essudativa, meno comune ma più grave) e secca (non essudativa, rimane la visione periferica mentre quella centrale diviene meno acuta). Lo studio oggi descritto ha coinvolto pazienti affetti dalla forma secca la cui forma avanzata colpisce circa cinque milioni di persone in tutto il mondo.
Ad essere danneggiate sono le cellule fotosensibili (coni e bastoncelli) mentre i neuroni retinici, deputati a convogliare il segnale elettrico alle regioni cerebrali deputate all'elaborazione visiva, non sono toccati. Questo spiega il senso di inserire un impianto per sostituire i sensori della luce e veicolare il segnale ai neuroni.
Impianto per forza di cose invasivo consistente nell'inserimento dello stesso appena sotto la retina dove sono localizzate le cellule fotosensibili danneggiate/morte alla base della malattia. I sensori lì posizionati ricevono le immagini catturate da appositi occhiali dotati di telecamera, e il segnale viene infine convogliato (mediante stimolo elettrico) ai neuroni retinici sopravvissuti.
L'impianto, denominato PRIMA (photovoltaic retina implant microarray), sviluppato da Pixium Vision (oggi nota come Science Corporation) è wireless ed essendo fotovoltaico, i fotoni che lo attivano forniscono anche la fonte di energia per alimentarsi.Gli occhiali con telecamera veicolano l'immagine all'impianto retinico sotto forma di un pattern a luce infrarossa
Risultato finale riacquistavano la capacità di distinguere le lettere e leggere parole. Si tratta chiaramente di primi passi nello sviluppo di una tecnologia che dovrebbe, nel futuro, permettere ai pazienti di recuperare una capacità visiva sufficiente per le attività giornaliere ma che per il momento è limitata e necessita di mesi di addestramento ai nuovi input visivi
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| L'impianto sottoretinico (a destra) misura 2x2 millimetri e ha uno spessore di soli 30 micrometri |
I risultati sopra riassunti sono descritti in uno studio clinico, pubblicato sul New England Journal of Medicine, che ha coinvolto 38 persone con AMD avanzata in 5 paesi europei.
I dati mostrano che a distanza di un anno dall'impianto l'80% dei partecipanti mostrava un miglioramento clinicamente significativo della vista. Nonostante alcuni eventi minori correlati all'intervento il rapporto rischio-beneficio si è confermato positivo.
Fonte
- Subretinal Photovoltaic Implant to Restore Vision in Geographic Atrophy Due to AMD
Frank G. Holz et al, (2025) NEJM
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