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La sedicenne che solca gli oceani in vela e chi traversa l'Antartide a piedi

Per solcare gli oceani con la vela o i ghiacci dell'Antartide con gli sci, conta sia la preparazione mentale e fisica che la capacità di pianificare.
Proprio come nella scienza.

***

Lo confesso.
Sono un viaggiatore seriale. L'etichetta ben mi si addice non tanto per i miei più di 70 paesi visitati (tra cui mancano curiosamente, ma anche no, i paesi meta del turismo classico mentre abbondano posti oggi "da evitare") ma per il mio modo di viaggiare pianificato nei modi ma "wild" nei fatti.
Mi sarei trovato, credo, a mio agio nel diciannovesimo secolo come membro di spedizioni come quella di Lewis e Clark, Shackleton, Stanley e Livingstone, etc.
Ma per quanto mi ritenga un viaggiatore sono lontano anni luce dalla scorza, preparazione e capacità di persone impegnate, una nella circumnavigazione in solitaria del globo in barca a vela (e come persona più giovane ad averlo fatto) e l'altra (anzi altre due) la traversata a piedi, anche qui in solitaria, dell'Antartide.

Cosa c'è di scientifico in queste imprese?
La preparazione del fisico, la pianificazione del viaggio e il metodo con cui si accettano le variabili in gioco ma non si lascia nulla al caso. Nessuno scienziato può ritenersi tale se non fa della pianificazione e della comprensione delle variabili, il suo mantra.

Ecco in breve le due imprese e i riferimenti per leggere nel dettaglio le varie fasi dell'avventura.

Laura Dekker
La giovane velista olandese si propose di diventare la più giovane a circumnavigare il globo su una barca a vela in solitaria. Nonostante alcuni impedimenti posti dai tribunali del suo paese (la magistratura non cesserà mai di stupirmi per le velleità di condizionamento) alla fine ottiene il nulla osta e dopo 518 giorni di navigazione completa il percorso ad una età di 16 anni e 123 giorni.
credit: Savyasachi via wikipedia
Nulla è stato lasciato al caso. Nonostante la giovane età al momento della partenza era già una velista esperta. Il viaggio è stato monitorato da un sistema satellitare e l'idea iniziale era quella di non passare in mare più di 3 settimane consecutive sebbene poi si siano raggiunte le 6-7 settimane saltando alcuni punti di stop.
I maggiori pericoli erano sia naturali (stagione monsonica e uragani) che umani (la pirateria al largo della Somalia). Per tali ragioni la rotta fu cambiata (invece di passare per il mar Rosso, si è circumnavigata l'Africa) e durante le stagioni di burrasca è rimasta in porto (ad esempio alle Canarie) o in altro caso tornando a casa per qualche settimana per la scuola (nel resto del tempo studiò da sola durante le traversate).
Perché lo scopo non era quello di fare il giro del mondo più veloce o senza stop (fatto da altri intrepidi) ma di farlo in solitaria entro una certà età, in condizioni di sicurezza e senza rinunciare ai suoi "obblighi" di studio.
Una differenza non da poco perché dimostra responsabilità e pianificazione.

All'inizio il piano prevedeva 26 fermate e 14 incontri con un team di supporto (principalmente familiari) ma data la scarsità di fondi disponibili alla fine il numero di incontri fu ridotto a 5, come quello con il padre in Nuova Zelanda in occasione del 16.mo compleanno.
credit: lauradekker.nl
Se non vedi il video --> youtube

 Potete guardare il film-documentario (Maidentrip) che ne è stato tratto sul sito Fandor
--> https://www.fandor.com/films/maidentrip#

Qui sopra il libro che racconta la sua traversata. Se non vedete l'immagine dovete disabilitare il vostro adblock per Amazon


 Fonti
 Dailymail





Colin O’Brady e Louis Rudd
Due personaggi tra loro molto diversi, Colin O’Brady e Louis Rudd.
Il primo un 33enne atleta diventato tale in seguito ad un incidente con ustioni talmente gravi sulle gambe che si dubitava che potesse tornare a camminare. Una sfida che vinse dedicandosi a sport durissimi come il triathlon prima e sfide come il seven summits (scalare le 7 cime più alte in ciascun continente) e perfino la sfida dei tre poli (polo nord, polo sud e cima Everest in un arco di tempo ancora imbattuto).
L'impresa odierna, la traversata dell'Antartide passando (un'altra volta) per il polo sud.
Cosa guardi per ore quando sei nel mezzo del "nulla bianco"? La bussola
(credit: Colin O'Brady via bendbulletin)
Il profilo di Rudd (49 anni) è più simile all'esploratore dei vecchi tempi. Arruolatosi nei Royal Marines a 16 anni, è ancora in servizio con il grado di capitano. Ma non si tratta (come comune da noi) di militari da scrivania. Ha combattuto in Kosovo, Iraq (3 turni) e Afghanistan (4 turni). La sua ultima "azione" è stata però una sfida con la natura in una impresa dove per quanto dura potesse essere
"nobody’s shooting at me"
e
"unlike the wounds of war, suffering in Antarctica is temporary".
Mai come in questo caso non si può che dare ragione al veterano.
O'Brady e Rudd poche ore prima della partenza da Punta Arenas (credit: NYT)
La cosa curiosa è che la pianificazione è avvenuta in modo indipendente e solo a poche settimane dall'inizio (la finestra temporale per godere del tempo "migliore" è limitata) si resero conto di non essere soli. Dopo una fase di incertezza sia operativa (la traversata dell'Antartide doveva essere in solitaria) che umana (una sfida con se stessi è una cosa, farlo con la consapevolezza di essere in gara è un altro) il "gelo" si sciolse dopo l'incontro a Punta Arenas, punto di partenza del volo cargo per l'Antartide.
Scoprirono di avere in comune l'idea di una sfida con la natura e con se stessi più che con l'altro. 
Nota. Come detto la traversata è "senza supporto" vale a dire che non potevano accettare aiuto (cibo, materiali, ...) fosse anche una tazza di te durante il transito dalla base permanente Amundsen-Scott situata al polo. Quindi tutto il necessario doveva essere caricato sulla slitta da loro stessi trainata, sci ai piedi. Cosa non da poco, soprattutto nei primi giorni con il carico pieno e con dislivelli che nella prima parte arrivano fino a 2800 metri.
L'accordo preso riguardava il punto di partenza (sulla banchina di ghiaccio - spesso 180 metri - a circa 3 miglia dal continente vero e proprio), quello intermedio (il polo) e il traguardo nel Ross Ice Shelf. Sarebbero partiti insieme, anche se a 1 miglio di distanza, perdendosi di vista già dopo pochi giorni nell'immensità del "vuoto bianco" .
Credit: Colin O'Brady instagram

O'Brady e Rudd non sono stati i primi a tentare questo tipo di impresa nei 100 anni da che è iniziata l'esplorazione dell'Antartide. Nel 2016 ci aveva provato un altro ufficiale dell'esercito britannico, Henry Worsley (discendente del Worsley che aveva partecipato al viaggio di Shackleton), il cui tentativo si interruppe a sole 126 miglia dal traguardo quando dovette essere evacuato (morì due giorni per una infezione da congelamento). 
Dopo la morte, Rudd insieme a 6 soldati fecero la parte mancante del percorso per onorarne la memoria.
Nel 2017 fu la volta di Ben Saunders che rinunciò dopo avere percorso 800 delle 1100 miglia complessive.

O'Brady e Rudd sono i primi ad averla portata a termine, in 54 e 56 giorni rispettivamente, e all'interno del tempo pianificato (le provviste erano pensate per coprire circa 1 settimana oltre il tempo stimato).

Il percorso seguito da O'Brady e Rudd (credit: phys.org)


Il dettaglio della traversata, conclusasi lo scorso dicembre, lo trovate sia sul sito di Colin O'Brady (dettagliato)
--> colinobrady.com
che su quello di Louis Rudd
--> lourudd.com/

Un ottimo articolo, con foto e mappe in tempo reale, è presente sul NYT
--> No One Has Ever Crossed Antarctica Unsupported. Two Men Are Trying Right Now.

Qui sopra IL libro di riferimento per chi ama l'avventura in Antartide: la tragica esplorazione di  Ernest Shackleton a bordo della Endurance. Se non vedete l'immagine dovete disabilitare il vostro adblock per Amazon




Ricordo che in Antartide c'è la base Concordia a gestione italo-francese, in cui sono in atto ricerche molto interessanti, i cui risultati sono monitorati dalla NASA in funzione dei viaggi spaziali prossimi venturi (--> La base Concordia)

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