La letteratura scientifica e aneddotica sul legame tra arte, genialità e "peculiarità" mentali, giusto per usare un eufemismo, è ampia e di questo ne ho trattato in precedenza in questo blog (--> QUI). Niente di eclatante in fondo visto quanto sono comuni frasi caratterizzanti tipo "è proprio strano ma in fondo è un artista (oppure scienziato o scrittore o ...)".
(©Focus.it / Works/Corbis) |
I ricercatori sono partiti dalla ampia raccolta di informazioni presente nello studio longitudinale AVON su genitori e figli iniziato negli anni '90 (ALSPAC) giungendo alla conclusione che il possedere un alto QI durante l'infanzia è predittivo della comparsa del disturbo bipolare in età adulta.
Il database ALSPAC rappresenta un ottimo punto di partenza per indagini che presentano molteplici (e poco note) varianti grazie alle informazioni contenuti sui partecipanti allo studio (14 mila donne più partner e figli) seguiti nel corso di oltre due decenni grazie ad interviste e analisi periodiche sul loro stato di salute. Per le finalità dello studio di cui sopra i ricercatori si sono concentrati sul grado di correlazione tra i valori di QI misurati all'età di otto anni e la presenza di sintomi maniacali intorno ai 22 anni.
Nota. La valutazione del QI nello studio è basata sia sul QI verbale (VIQ) che di performance (IPU).
In totale sono state identificate 1881 persone che mostravano una associazione tra QI e presenza di episodi maniacali continuati. Nello specifico gli individui che presentavano caratteristiche maniacali nel decile inferiore avevano ricevuto un punteggio QI inferiore di circa 10 punti rispetto ai soggetti le cui caratteristiche maniacali li posizionavano nel decile superiore. In particolare è il VIQ il parametro con miglior valore predittivo di disturbi maniacali futuri.
Il responsabile del progetto, Daniel Smith, riassume così le idee attuali sul tema: "un possibile legame tra disturbo bipolare e intelligenza/creatività è da anni oggetto di discussioni e sono molti gli studi che vanno in tale direzione. Nel nostro studio, abbiamo scoperto che avere migliori punteggi nel test QI all'età di otto [strumento ampiamente usato nelle scuole anglosassoni e orientali. NdB] può prevedere la comparsa di caratteristiche bipolari all'inizio della età adulta. Questo NON vuol dire che un alto QI infantile sia un fattore di rischio concreto ma piuttosto che esista una biologia condivisa tra l'intelligenza e il disturbo bipolare che merita di essere studiata".
Molti sono i fattori in grado di influire pesantemente sul rischio concreto di disturbi maniacali; tra questi la storia familiare di malattie mentali (la genetica), fenomeni traumatici, anche se non percepiti come tali, nella prima decade e infine l'uso/abuso di droghe.
L'aggettivazione "biologica" usata da Smith è particolarmente interessante in quanto tale pattern (il sapere vedere fuori dagli schemi) potrebbe essere stato selezionato come fattore evolutivamente utile purché a bassa frequenza nella popolazione. Semplificando al massimo, una popolazione in cui fossero dominanti le caratteristiche mentali di persone indubbiamente geniali come il matematico Nash, Einstein o di un Van Gogh, si sarebbe verosimilmente autoestinta in quanto non "adatta alla vita pratica". Di converso se non fossero mai esistite persone in grado di "vedere oltre" saremmo rimasti confinati nelle savane africane allo stadio di cacciatori-raccoglitori.
Nota. In data 21 marzo 2016, sempre grazie ai dati forniti dallo studio AVON, è stato pubblicato sulla rivista Nature Genetics un lavoro centrato sulla distribuzione degli alleli "autistici" nella popolazione generale (vedi Elise B Robinson et al, Nature Genetics (2016).
Fonte
- Childhood IQ and risk of bipolar disorder in adulthood: prospective birth cohort study
J.D. Smith et al, (2015) British Journal of Psychiatry Open, 1(1), pp. 74-80
- Is there a link between high childhood IQ and bipolar disorder?
Bristol University/news
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