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Con il millesimo pianeta identificato il numero di pianeti "terrestri" aumenta

(Articolo precedente su esopianeti scoperti dal satellite Kepler --> qui o clicca "esopianeti" nel tag nel pannello a destra)


Pochi mesi fa il telescopio spaziale Keplero della NASA ha raggiunto una prima seppur simbolica pietra miliare: il pianeta numero 1000.
Notare che ora Keplero è puntato verso il "Sagittario"
(©nasa)
La missione Keplero è centrata sull'omonimo telescopio orbitante dotato di un fotometro ultra sensibile, puntato su una porzione della Via Lattea, e ha uno scopo chiaro: identificare esopianeti.
Dalla data del lancio (2009) Keplero ha monitorato in modo continuo tutte le stelle presenti nella porzione di sua competenza, ma distanti meno di 3 mila anni luce, cercando di trovare le minime oscillazioni periodiche di lumininosità indicative del transito di un pianeta (che chiaramente deve avere l'asse dell'orbita tale da passare "di fronte" alla stella).
La sensibilità di Keplero è tale da poter identificare cambiamenti di luminosità della stella pari allo 0,002%. Una sensibilità alta ma bisogna anche tenere conto che il transito di Venere di fronte al Sole causa un calo della luce solare dello 0,1%.
Questo non sminuisce la portata rivoluzionaria di tale strumento che ha permesso di integrare i dati ottenuti con altre tecniche e di rendere possibile identificare pianeti "terrestri" in quanto a massa, dimensione e posizione.
Nota. Fino a pochissimi anni fa i pianeti identificati (o meglio identificabili) erano le cosiddette super-Earths (pianeti rocciosi più grandi del nostro pianeta) e gli hot-Jupiters (pianeti simili a Giove ma posti in un'orbita molto stretta, interna a quella di Mercurio per capirci) in quanto portatori di caratteristiche che massimizzavano la probabilità del pianeta di essere identificato: un volume sufficientemente ampio da bloccare significativamente la luce della stella misurata dal telescopio; masse  sufficientemente elevate e distanze pianeta-stella sufficientemente prossime da "sbilanciare" gravitazionalmente il fulcro dell'orbita stellare. Per ogni altra informazione sui metodi usati per identificare gli esopianeti ---> wikipedia, Smithsonian , astrosociety e l'ottimo divulgativo Center for Science Education.
Nel corso della sua missione Keplero ha identificato circa 4 mila potenziali pianeti, di cui 700 sono stati in seguito confermati (mediante analisi ripetute o incrociando i candidati con quelli ottenuti con altri  metodi). I nuovi dati ne aggiungono 550 per un totale di 1789 pianeti scoperti fuori dal Sistema solare.
Quasi un miracolo date le premesse tutt'altro che favorevoli conseguenti al guasto del maggio 2013 di un componente necessario per mantenere il puntamento del telescopio. Solo grazie alla ingegnosità dei tecnici della NASA fu possibile riposizionare la sonda in modo utile, utilizzando il vento solare come motore. Chiaramente il posizionamento ottenuto è diverso da quello inizialmente progettato, centrato nell'area del Cigno contro l'attuale Sagittario, ma tutto sommato positivo dato che ha permesso di esplorare una nuova regione della Via Lattea.

Al meeting della American Astronomical Society tenutosi lo scorso 6 gennaio a Seattle, si sono aggiunti altri 8 pianeti "utili", vale a dire con raggio solo leggermente superiore a quello terrestre e in una posizione adatta da permettere all'acqua di esistere allo stato liquido.
Due degli otto pianeti, Kepler-438b e Kepler-442b, sembrano i migliori candidati (per massa, posizione e tipologia di stella attorno a cui orbitano) per una nuova categoria di pianeti che prescinda dalla definizione generica di pianeti rocciosi per quella più evocativa di "terrestri".
  • Kepler 438b dista 475 anni luce dalla Terra, ha una massa superiore a quella del nostro pianeta di circa il 12%, e il 70% di probabilità di essere composto di roccia e di rientrare nella zona abitabile della sua stella. 
  • Kepler 442b è più distante, trovandosi a circa 1.100 anni luce da noi, è più grande della Terra di circa il 30% e ha una probabilità del 97% di trovarsi nella zona abitabile.
Hanno entrambi un periodo orbitale molto inferiore a quello terrestre (35 e 112 giorni, rispettivamente) ad indicare una orbita nettamente più interna della nostra. Il che non deve però sorprendere se si considera che le stelle monitorata è di classe M (più piccola e fredda) del Sole e quindi anche la cosiddetta zona abitabile è necessariamente più interna rispetto a quella del sistema solare


Tra i dati trapelati dalle note del congresso sui rimanenti 6 pianeti (il resoconto completo verrà pubblicato prossimamente su The Astrophysical Journal) alcuni sono "affascinanti": uno di questi avrebbe un raggio tra 0,8 e 1,8 volte quelli terrestri e periodo orbitale di 376 giorni; altri tre sono ben oltre la zona abitabile rendendoli di fatto pianeti rocciosi ghiacciati … come il pianeta Hoth in Guerre Stellari.

Ricordiamoci tuttavia una cosa molto importante cioè che la nostra "visuale" è estremamente limitata. Non solo ci è preclusa la identificazione di esopianeti in altre galassie ma anche nella nostra Via Lattea vediamo solo "i palazzi" di fronte e non abbiamo idea di quanto avvenga al di là di essi.
La visuale del telescopio Keplero copre solo 1/400 della volta celeste (credit: Nature / NASA). Potete trovare una infografica sulla ricerca degli esopianeti nel pdf messo a disposizione da Nature --> qui.


Fonte
-  Kepler Discovers 1000th Exoplanet
 NASA/news
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